L’adozione di un paradigma teatrale nella formazione manageriale

Per avere una marcia in più dobbiamo ricercare costantemente nuovi stimoli. E per riuscire in questo non dobbiamo necessariamente rivolgerci alle nostre usuali esperienze quotidiane.

Le organizzazioni lavorative, sempre più contrassegnate da cambiamenti rapidi e immutabili, non possono migliorare se non sono adeguatamente sostenute da specifici modelli di simulazione. In presenza di questi mutati contesti organizzativi, un manager può imparare da un’analogia, da una relazione ideale tra la sua pratica di lavoro e altri aspetti della vita che sono simili, ma non uguali, alla sua attività lavorativa.

Le pratiche teatrali costituiscono una preziosa e insolita risorsa per osservare, esaminare e comprendere i comportamenti nelle organizzazioni. I comportamenti rappresentano la nostra essenza, il nostro saper essere, la dimensione emotiva, l’interazione tra le nostre capacità, le nostre conoscenze e i nostri valori interiorizzati. Per stimolare e guidare gli uomini dell’organizzazione, un manager può adottare le stesse pratiche che un regista utilizza per dirigere gli attori e catturare l’attenzione del pubblico. Un regista fornisce i mezzi per far riscoprire a ogni attore l’immensa ricchezza che possiede a sua insaputa e gli strumenti per aggiornarla e impiegarla efficacemente, e si contraddistingue per la passione che lo anima e per il carisma naturale che esprime con grande intensità,  infondendo negli altri un autentico potere di contaminazione.

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La formazione

Attraverso un adeguato percorso di formazione ogni manager può scoprire quello che il teatro è realmente, oltre i pregiudizi e i luoghi comuni. Un manager può così scoprire che ogni persona è dotata di un immenso potenziale non sfruttato, che può essere sprigionato in poco tempo; che esiste una ginnastica mentale che permette di ricercare, allenare e sviluppare il proprio potenziale espressivo; che creare significa scomporre la realtà esistente in minuscoli frammenti per poi ricomporli in modelli originali; che vedere ogni problema da tutti i punti di vista e attraverso differenti tecniche facilita la percezione del problema.

Inoltre, il percorso pedagogico compiuto attraverso le pratiche teatrali induce numerosi vantaggi permettendo di rafforzare in ognuno la fiducia in sé, l’energia nelle principali fonti del piacere e della volontà, l’indipendenza di pensiero e di azione, l’acutezza di percezione, l’intuizione, la tolleranza dell’ambiguità, l’accoglienza delle immagini mentali e della ricchezza del sogno, l’ampiezza dei propri centri di interesse, lo spirito di squadra, la propensione a pensare e agire in modo creativo.

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Il coraggio di cambiare

In definitiva, ciò che si chiede ai manager è di provare a cambiare paradigma, di cercare di rileggere in modo parziale o complessivo quelle verità e comportamenti che costituiscono da anni il loro indiscusso quadro di riferimento. Non è sufficiente che il cambiamento sia accettato, occorre anche che sia integrato e che le persone lo realizzino con intelligenza e spirito di adattamento. Ogni cambiamento è una sfida a una realtà esistente. Occorre dunque una forma di eroismo o di incoscienza per osare e correre dei rischi. Il clima di non giudizio e lo stile relazionale del teatro incoraggiano tutti coloro che hanno delle idee da esprimere, idee piccole o grandi, tracce appena delineate o sviluppate con ordine.

Pensare a un’organizzazione come a una compagnia di teatro è molto importante, perché riflette un atteggiamento partecipativo. La cosciente rappresentazione di ogni collega di lavoro come un attore della stessa compagnia teatrale è un primo importante passo verso una reale interazione di gruppo. Un manager deve saper sintonizzare i referenziali culturali e emozionali di tutte le varie persone coinvolte nella vita dell’organizzazione. In particolare necessita di un percorso di scoperta e di scambio.  I manager per poter dirigere efficacemente un’impresa devono essere dei registi capaci di interpretare e di far interpretare a ogni attore qualsiasi ruolo.

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