Pelagos, il santuario dei cetacei nel cuore del Mediterraneo

La balenottera Propeller è tornata nel Mar Ligure: esempio vivente di quanto sia urgente la tutela del Mediterraneo fuori dall’AMP Pelagos

Il Santuario Pelagos e la tutela del Mediterraneo
La balenottera Propeller è tornata nel Mar Ligure: un esempio vivente di quanto sia urgente la tutela del Mediterraneo, anche fuori dal Santuario Pelagos (Foto: Emilie Ledwidge/Ocean Image Bank)

In occasione del “World Ocean Day”, le meraviglie del Santuario marino Pelagos sono tornate a far parlare di sé, gettando luce sui pericoli che mettono a rischio la sopravvivenza dei grandi cetacei che popolano il Mediterraneo.

A pochi giorni dalla ricorrenza istituita dall’ONU, i ricercatori dell’Istituto Tethys hanno avvistato Propeller, una balenottera comune che gli scienziati conoscono da anni e che porta i segni di una drammatica collisione con un’elica. Qualche giorno più tardi, due associazioni italiane hanno rilanciato la proposta per l’iniziativa di adesione dei Comuni, anche non confinanti con il Santuario, che manifestano la loro volontà di partecipare e contribuire a un’azione coordinata a tutela dei cetacei del Mediterraneo.

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Il paradiso dei cetacei nel Mediterraneo
I vistosi segni sul dorso della balenottera Propeller, molto probabilmente causati dall’impatto con l’elica di una nave (Foto: Istituto Tethys)

La balena Propeller è tornata al Santuario Pelagos

La stagione di campo 2024 del progetto Cetacean Sanctuary Research (CSR), dell’Istituto Tethys, è iniziata con degli avvistamenti molto speciali nel Mediterraneo: proprio qualche giorno prima del World Ocean Day, si è palesata nei mari liguri Propeller, un esemplare di balenottera comune (Balaenoptera Physalus) che i ricercatori conoscono da tempo e a cui sono particolarmente affezionati.

Gli esperti dell’Istituto Tethys credono che le profonde ferite sul dorso che rendono inconfondibile Propeller siano dovute all’impatto con l’elica di una nave, che quasi sicuramente ha investito l’animale anni fa.

Quella delle collisioni con le grandi navi, sempre più numerose e veloci, è una delle minacce più gravi alla sopravvivenza dei grandi mammiferi marini”, spiegano gli scienziati. “La buona notizia è che Propeller, a differenza di molte altre, è sopravvissuta. Non solo: l’anno scorso era stata avvistata dall’imbarcazione di Golfo Paradiso Whale Watching di Imperia addirittura con un piccolo al suo fianco, un incontro piuttosto raro nei nostri mari”.

Propeller è apparsa piuttosto magra: “Anche se non possiamo escludere nulla, speriamo che questo non significhi che è in difficoltà, ma soltanto che siamo all’inizio della stagione alimentare”, spiega Maddalena Jahoda, ricercatrice e divulgatrice scientifica di Tethys.

Le balenottere, infatti, arrivano nelle acque Santuario Pelagos proprio per far provvista di cibo dopo un periodo di alimentazione ridotta. E la speranza è che Propeller possa tornare in forma grazie a una permanenza tranquilla nel Santuario Pelagos, la grande area marina protetta che bagna le coste di Italia, Francia e Principato di Monaco.

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Il Santuario Pelagos e suoi cetacei
Il capodoglio Monet avvistato nel corso della prima giornata di campo del progetto Cetacean Sanctuary Research (CSR) (Foto: Istituto Tethys)

I cetacei del Santuario Pelagos per tre diversi Paesi

La prima giornata di avvistamenti ha riservato altre sorprese: oltre a Propeller, ricercatori e citizen scientist hanno potuto osservare il primo capodoglio della stagione, chiamato Monet per le macchie biancastre che ha sul corpo, e un gruppo di delfini comuni.

Comuni non lo sono affatto”, spiega Caterina Lanfredi, Vicedirettore Cetacean Sanctuary Research, “al contrario sono una delle specie oggi più rare nel Mediterraneo e da alcuni anni stiamo indagando sulla possibile presenza di ibridi fra delfino comune e stenella striata all’interno del Santuario”.

Questo tratto di mare è considerato un hot spot del Mediterraneo per la sua particolare ricchezza di vita pelagica: nelle acque del Santuario sono presenti balenottere, globicefali, capodogli, zifi, grampi, stenelle, delfini comuni, stenelle striate e foche monache, minacciati soprattutto dall’inquinamento e dalle collisioni con le grandi navi che transitano questo tratto di mare.

Perciò il 25 novembre del 1999 Francia, Italia e Principato di Monaco hanno sottoscritto l’Accordo Pelagos per la creazione di un Santuario per i Mammiferi Marini nel Mediterraneo e per la promozione di azioni concertate a tutela dei mammiferi marini e del loro habitat, ha la forma di una grande AMP compresa tra la penisola di Giens, in Francia, la costa settentrionale della Sardegna e i litorali di Liguria e Toscana.

L’area protetta, che ha una superficie di 87.500 km quadrati e interessa 2.022 chilometri di litorale, presenta un’enorme ricchezza di vita marina dovuta all’elevata quantità di sostanze nutritive che risalgono dai fondali innescando catene trofiche ideali per l’alimentazione dei cetacei, che nei mesi estivi arrivano numerosi a popolare le acque del Santuario Pelagos.

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Il santuario dei cetacei
Il Santuario Pelagos si estende tra la penisola di Giens, in Francia, la costa settentrionale della Sardegna e i litorali continentali italiani della Liguria e della Toscana (Illustrazione: GrandEscogriffe)

La tutela del Mar Mediterraneo: una sfida cruciale

I mammiferi marini che ogni anno raggiungono le acque comprese tra Liguria, Provenza e Sardegna settentrionale sono ancora esposti a terribili minacce: inquinamento, collisioni con imbarcazioni e catture costituiscono un rischio concreto per la sopravvivenza di questi animali. Molte delle creature che transitano in questa zona del Mediterraneo, inoltre, appartengono a specie classificate come vulnerabili.

Nonostante ciò, oggi soltanto il 9,68 per cento del Mediterraneo è protetto (dati WWF, 2021). E l’obiettivo del 10 per cento, fissato anni fa dalla Convenzione Quadro sulla Biodiversità, è ben lontano da ciò che è necessario per proteggere e ripristinare i nostri mari. Anche perché, come spiega il WWF nel Report “30 BY 30: Scenarios to recover biodiversity and rebuild fish stocks in the Mediterranean”, “le AMP in cui viene attuato un piano di gestione coprono solo l’1,27 per cento” del totale delle aree protette”.

Perciò si punta a un obiettivo molto più ambizioso: arrivare a preservare il 30 per cento del Mar Mediterraneo attraverso AMP, di cui almeno il 10 per cento strettamente protetto, come esplicitato anche nel corso dello “IUCN World Conservation Congress” del 2021.

Considerando l’estensione degli habitat marini e della fauna selvatica non protetti, il livello record degli stock ittici sovrasfruttati, la crescente minaccia del riscaldamento delle temperature marine e le crescenti pressioni economiche, il Mar Mediterraneo si distingue come un’area chiave in cui la conservazione del 30% del mare entro il 2030 è una priorità urgente”, si legge nel Report.

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Oltre alla stenella striata, nell’area del Santuario marino Pelagos transitano balenottere, globicefali, capodogli, zifi, grampi e delfini comuni (Foto: Wanax01/Wikipedia)

Il Santuario dei cetacei nello scenario 30×30

Conservare in modo efficace almeno il 30 per cento del Mar Mediterraneo con l’istituzione di AMP e OECM (Other Effective area-based Conservation Measure) sarà cruciale per mantenere e ripristinare la biodiversità che è alla base degli ecosistemi marini del Mediterraneo e della loro capacità di mitigare gli impatti del cambiamento climatico e ricostruire gli stock ittici, assicurando il futuro della pesca e del turismo sostenibile.

Per dimostrarlo, nel 2021 il WWF e i suoi partner hanno realizzato la prima analisi scientifica dell’impatto che avrebbe il raggiungimento dell’obiettivo di conservazione del 30 per cento su biodiversità marina e stock ittici del Mar Mediterraneo.

In tutti gli scenari analizzati, il tratto di mare che chiamiamo Pelagos offre dati particolarmente chiari su quale potrebbe essere l’impatto dell’azione di tutela: in questa zona, infatti, “si prevede che la biomassa di specie predatrici come mammiferi marini, squali e grandi pesci pelagici aumenterà del 10-45 per cento”.

Si tratta di un programma ambizioso, che richiede l’impegno comune di istituzioni e soggetti privati, che dovrebbero lavorare all’applicazione più rigida delle norme esistenti e reindirizzare i flussi finanziari verso attività economiche realmente sostenibili, oltre che investire nella conservazione e nel ripristino degli ecosistemi.

Un cambio di mentalità radicale e sempre più necessario, che potrebbe iniziare con l’adesione dei Comuni non limitrofi al Santuario Pelagos. È la proposta delle associazioni Assocea Messina e FederTrek Escursionismo e Ambiente che, in occasione del recente “World Oceans Day”, hanno rilanciato l’idea di una libera adesione al Santuario, anche da parte di Comuni non rivieraschi o non confinanti con l’AMP. Una nuova speranza per Propeller e gli altri cetacei del Mediterraneo…

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Pelagos Voluntary Fund – Be an advocate for the preservation of the Pelagos Sanctuary

Fonds Volontaires Pelagos – Devenez acteurs de la préservation du Sanctuaire Pelagos en Méditerranée

Fondo Volontario Pelagos – Sii artefice della preservazione del Santuario Pelagos nel Mediterraneo

Delfini e capodogli nel mare italiano
I capodogli, come anche le balonettere comuni e le foche monache, appartengono a specie che sono classificate come vulnerabili (Foto: Amanda Cotton/Ocean Image Bank)