Spedizione alle Galápagos per proteggere le acque internazionali

La nave Arctic Sunrise di Greenpeace in missione scientifica nel noto Arcipelago dell'Ecuador per chiedere di estendere l’area marina protetta

Una missione scientifica per la tutela degli oceani del mondo
La scienziata Paola Sangolqui della Jocotoco Conservation Foundation preleva dei campioni di DNA ambientale nelle acque internazionali tra le Galápagos e l'Ecuador (Foto: Tomás Munita/Greenpeace)

In queste ore la nave Arctic Sunrise di Greenpeace si trova in viaggio verso la Colombia, dopo una spedizione di sei settimane alle Isole Galápagos. La missione nell’Arcipelago di Colombo era partita con l’obiettivo di dimostrare l’importanza della tutela di mari e oceani e richiedere a gran voce la ratifica del Trattato Globale sugli Oceani adottato dall’ONU e l’estensione della Riserva Marina delle Galápagos.

Le acque che circondano l’area naturale protetta, infatti, sono solcate da un esercito di pescherecci industriali che mette in serio pericolo gli habitat marini in prossimità dell’arcipelago e richiedono protezione immediata. Perciò, sostiene Greenpeace, la protezione degli oceani non può limitarsi alle acque nazionali: è necessario istituire una nuova area protetta in alto mare.

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Galápagos, necessario estendere l'area marina protetta
Le isole Galápagos sono oggi considerate un museo vivente della biodiversità, e sono quasi integralmente parco naturale: qui Charles Darwin ebbe l’ispirazione per la teoria dell’evoluzione (Foto: M M/Wikipedia)

Galápagos, un laboratorio vivente ormai sotto pressione

Le isole Galápagos sono conosciute per le loro specie endemiche: tartarughe giganti, cormorani di terra, iguane marine e oltre 500 specie di piante che si sono evolute per adattarsi ai diversi habitat delle terre emerse dell’arcipelago. In questo “piccolo mondo” raggiunto attorno al 1835 a bordo del brigantino HMS Beagle, Charles Darwin trovò l’ispirazione per la teoria dell’evoluzione osservando l’adattamento di tartarughe e uccelli.

Nel 1959, nel centenario dell’opera darwiniana, l’Ecuador dichiarò l’intero arcipelago parco nazionale, fatta eccezione per le poche zone abitate, che in quegli anni costituivano meno del 3 per cento delle terre emerse. Nel 1979 l’UNESCO dichiarò le Isole Galápagos Patrimonio dell’Umanità: da allora, l’arcipelago del Pacifico è considerato una sorta di museo vivente della biodiversità.

A distanza di quarant’anni, però, la presenza umana sulle isole si è fatta più invadente: oggi ci vivono all’incirca 30mila persone, a cui vanno aggiunti i 170mila turisti che ogni anno visitano l’Arcipelago di Colombo. Una situazione che ha spinto il governo ecuadoriano a raddoppiare la tassa d’ingresso per le Galápagos allo scopo di scoraggiare il turismo di massa, concentrando le risorse sulla conservazione.

Allontanandosi dalla terraferma, però, la situazione si fa più cupa. I mari che circondano l’arcipelago non sono protetti: “Nonostante il governo ecuadoriano nel 1998 abbia creato intorno alle Galápagos un’area marina protetta che si estende per circa 133.000 chilometri quadrati”, spiega Greenpeace, “al di fuori di questa Riserva marina l’oceano non è protetto”. Oltre i confini nazionali,  il mare “è solcato da pescherecci industriali che stanno mettendo in serio pericolo la vita dell’area”.

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Missione alle Galápagos per proteggere le acque internazionali
La spedizione di Greenpeace alle isole Galápagos si è occupata di indagare la biodiversità delle acque intorno alla riserva naturale, che richiedono protezione immediata (Foto: Tomás Munita/Greenpeace)

La lodevole spedizione di Greenpeace al largo dell’Ecuador

La nave Arctic Sunrise di Greenpeace ha da poco concluso la sua spedizione alle isole Galápagos. Durante le sei settimane di viaggio, un team di scienziati della Jocotoco Conservation Foundation, Charles Darwin Foundation, Galapagos Science Center e MigraMar, insieme ai ranger del Parco Nazionale delle Galápagos, ha studiato gli habitat marini in prossimità dell’area protetta.

Attraverso l’utilizzo di ROV e BRUVS (stazioni che attirano gli animali attraverso un’esca per consentirne la ripresa video sott’acqua), Greenpeace e i suoi partner si sono occupati dello studio delle Seamount, le montagne sottomarine che si trovano sia all’interno sia all’esterno della Riserva Marina delle Galápagos, e hanno effettuato alcuni campionamenti di DNA ambientale per testare la presenza e la varietà di specie marine.

Lo scopo delle indagini è quello di dimostrare l’importanza della protezione di mari e oceani, documentando il successo ottenuto nella Riserva Marina delle Galápagos e negli habitat marini in prossimità dell’arcipelago. I dati raccolti dagli scienziati serviranno a sostenere la richiesta di istituire una nuova area marina protetta situata in alto mare, contigua a quella già esistente intorno all’arcipelago. Le aree non protette, infatti, sono seriamente minacciate dalla pesca industriale.

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Greenpeace alle Galápagos per la tutela dell'alto mare
Si è da poco conclusa la spedizione di Greenpeace verso le isole Galápagos con un obiettivo: chiedere la ratifica urgente del Trattato Globale sugli Oceani (Foto: Lewis Burnett/Greenpeace)

Trattato Globale sugli Oceani: la ratifica è ancora lontana

L’obiettivo di Greenpeace è quello di sostenere la ratifica urgente del Trattato per la Protezione degli Oceani approvato un anno fa alle Nazioni Unite, che permetterà l’istituzione di santuari marini in acque internazionali con l’obiettivo di porre sotto tutela il 30 per cento degli oceani del mondo entro il 2030.

Il documento, che richiede la ratifica da parte di 60 Paesi per entrare in vigore, ha fino ad oggi raccolto l’adesione formale di Cile, Palau e Seychelles. La strada è ancora lunga: “La Riserva Marina delle Galápagos rappresenta uno dei migliori esempi di protezione del mare attualmente in corso. Ma è ancora un’eccezione, in un pianeta dove appena il 3% degli oceani è integralmente o efficientemente protetto”, spiega Ruth Ramos della campagna di Greenpeace Protect the Oceans, a bordo dell’Arctic Sunrise.

A est della Riserva si trova il corridoio marino del Pacifico tropicale orientale”, spiega Ramos, “una vasta porzione di oceano attualmente sotto la giurisdizione di nessuno Stato e parte di una “autostrada sottomarina” importante per diverse specie che necessitano di particolare tutela, come squali e tartarughe marine”.

Ecco perché è fondamentale accelerare il passo sulla ratifica del documento: “Il Trattato per la protezione degli oceani ci offre l’opportunità di cambiare questa situazione, ma serve convertirlo al più presto in legge con la ratifica di almeno 60 Paesi”, conclude Ramos.

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Urgente la ratifica del Trattato sugli Oceani: la missione di Greenpeace
Paola Sangolqui (Jocotoco Conservation Foundation) rilascia un BRUVS dall’Arctic Sunrise nelle acque interazionali dell’oceano Pacifico (Foto: Tomás Munita/Greenpeace)

Salvare le specie migratrici proteggendo le acque internazionali

Tra le indagini effettuate dagli scienziati a bordo di Arctic Sunrise, c’è il monitoraggio delle rotte migratorie degli squali nella Riserva e nelle acque che la circondano. Un recente report della Convenzione sulle Specie Migratrici dell’ONU evidenzia che una specie migratrice su cinque è a rischio estinzione. E in mare la situazione è particolarmente grave: il 97 per cento delle 58 specie di pesci elencate nella Convenzione sulle specie migratrici (CMS) risulta ad alto rischio di estinzione, e questo include squali, razze e storioni.

A mettere a rischio questi animali, innanzitutto, la pesca industriale in acque internazionali, spesso nascosta dall’anonimato radar: uno studio molto recente rivela che circa il 75 per cento dei pescherecci operanti nei mari del mondo è invisibile. E attorno alla Riserva Marina delle Galápagos, sottolinea Greenpeace, la presenza di navi fantasma è massiccia.

Un pericolo sempre più incombente per habitat e specie iconiche dell’arcipelago, come lo squalo balena: quelli delle Galápagos sono tra i più grandi del mondo, e gli esemplari che vivono nella Riserva sono al 99 per cento femmine adulte.

Nelle acque protette sono al sicuro, ma appena fuori dagli invisibili confini della Riserva le attendono vaste flotte di pescherecci, che non mancano di pescare accidentalmente anche specie vulnerabili come squali, razze e cetacei. “È chiaro che abbiamo bisogno di più riserve marine nelle acque internazionali, dove queste magnifiche creature migrano, e ne abbiamo bisogno ora”, spiega Greenpeace.

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Una missione scientifica per la tutela degli oceani del mondo
Un Airone Azzurro Maggiore (Ardea Herodias) e Las Bachas, sull'isola di Baltra: la tutela delle specie migratrici, soprattutto in mare, richiede la ratifica del Trattato Globale sugli Oceani (Foto: Diego Delso/Wikipedia)