Blue Hole: il dramma della pesca selvaggia nel mare conteso

La pesca illegale nell’Agujero Azul, le acque dell'Atlantico disputate a nord delle Falkland: effetti disastrosi per la biodiversità di tutto il mondo

Un tratto di mare senza regole: il dramma del Blue Hole
La protesta di Greenpeace nel Blue Hole: la pesca illegale nell’Agujero Azul, il tratto di mare conteso a nord delle Falkland: effetti disastrosi per la biodiversità di tutto il mondo (Foto: © Martin Katz / Greenpeace)

Il Blue Hole è un tratto dell’oceano Atlantico meridionale, situato a nord delle Isole Falkland: si tratta di un habitat cruciale per la biodiversità di tutto il mondo, che fa parte della rotta migratoria di molti pesci e molluschi ed è tra le zone in cui balene, leoni marini, foche e uccelli marini trovano abitualmente la loro fonte di nutrimento.

Un paradiso per la biodiversità, ma anche un’area storicamente contesa e una delle poche del mondo a ricadere fuori da ogni regolamentazione o accordo sulla pescagione.

Il risultato è che la pesca non regolamentata nella regione sta mettendo in grave pericolo le popolazioni marine dell’area: negli ultimi mesi, infatti, si è assistito a un aumento esponenziale delle navi che si recano in quel preciso punto del mare di Patagonia per svolgere attività di pesca non controllata. Un boom che preoccupa non soltanto gli ambientalisti, ma anche i pescatori della zona.

Navi fantasma: quell’esplosione silenziosa della Blue Economy…
La pesca uccide sempre più squali: l’esito dello studio shock…

Agujero Azul senza regole: l'allarme
Pesca ai calamari in notturna: il numero delle navi operanti nel Blue Hole è passato in pochi mesi da 80 a 400 (Foto: Envato)

Blue Hole, il tratto di Atlantico conteso da quarant’anni

Il tratto di mare dell’Oceano Atlantico meridionale conosciuto come Blue Hole si trova a nord delle Isole Falkland, o Malvine: come si intuisce facilmente, questa preziosissima area si trova all’interno della zona ancora oggi contesa tra Gran Bretagna e Argentina.

Poco a largo delle isole britanniche, a circa 320 chilometri dalle coste argentine, il Blue Hole è una delle poche zone al mondo non coperta da alcun regolamento o trattato sulla pesca, proprio a causa delle contestazioni che vanno avanti dal 1982.

Questo significa che potenzialmente qualunque nave può pescare nel Blue Hole senza rendere conto di alcunché, poiché in mancanza di un Trattato Globale sugli Oceani soltanto gli Stati costieri possono applicare regolamentazioni efficaci.

E non è servito troppo tempo prima che qualcuno si accorgesse dell’opportunità di depredare “a costo zero” un habitat ricchissimo di specie molto redditizie sui banchi del pesce. I fondali bassi del Blue Hole, infatti, ospitano una gran quantità di totani e calamari, che rischiano di scomparire.

Secondo i dati del monitoraggio di routine effettuato dal Governo delle Isole Falkland, alla fine di gennaio più di 400 imbarcazioni stavano pescando nel Blue Hole. Alla fine di novembre, erano soltanto 80. Secondo l’amministrazione locale, molte imbarcazioni sono impossibili da monitorare poiché hanno preso l’abitudine di spegnere il localizzatore, cosa che rende impossibile identificarle.

“Controlla il tuo pesce!”: la pesca sostenibile vista dai consumatori
Sovrapesca, nell’Atlantico si rischia il collasso di interi stock ittici

Pesca illegale: Isole Falkland e quel tratto di mare conteso senza regole
Calamari sui banchi di un mercato del pesce: secondo il Governo delle Falkland, circa la metà degli esemplari di questo mollusco cefalopode consumato nell’Europa Meridionale proviene dal Blue Hole (Foto: Envato)

La pesca senza regole ha già conseguenze disastrose

Il Blue Hole è ormai una zona franca per la pesca non regolamentata: “Questa attività di pesca incontenibile e non regolata è disastrosa“, ha dichiarato Teslyn Barkman, membro dell’assemblea legislativa delle Falkland, al Guardian. “Non è segnalata, non è soggetta a restrizioni ma è legale a causa della mancanza di un accordo regionale su come gestire l’area“.

La mancanza di condivisione dei dati tra le isole e la terraferma rende inoltre difficile un adeguato monitoraggio della pesca, ha affermato Barkman. Il risultato è che circa la metà dei calamari consumati nell’Europa Meridionale, secondo le stime del Governo delle isole contese, provenga proprio dal Blue Hole.

Un problema che riguarda innanzitutto le specie ittiche prese di mira e il tessuto economico e sociale delle Falkland, per cui la pesca è fondamentale: basti pensare che la vendita di licenze di pesca, da sola, rappresenta circa due terzi dell’economia nazionale.

Le catture totali nono sono molto elevate: stando ai dati del Falkland Islands Fisheries Department, nelle acque nazionali si pesca circa un terzo di quello che si pesca nel Regno Unito. A far gola, di questo piccolo tratto di Atlantico, è la particolarità della pesca: in condizioni normali, afferma il FIFD, il 75 per cento di tutte le catture è costituito da due specie di calamari (Doryteuthis Gahi e Illex Argentinus).

Ma nelle acque della Patagonia del Sud transitano anche merluzzi di varie specie, melù e anguille rosa (Genypterus Blacodes), animali che vivrebbero anche trent’anni, ma che possono essere tranquillamente pescati poiché non presenti nella Lista Rossa IUCN.

Cresce in Paraguay il… logotipo naturale più grande del mondo
Le balene ambasciatrici dell’Oceano all’ONU: la proposta dei Maori

La pesca selvaggia mette in pericolo un intero ecosistema
Un esemplare di leone marino sudamericano nei mari della Patagonia: la sovrapesca nel Blue Hole non colpisce soltanto le specie ittiche (Foto: Martin Katz/Greenpeace)

Pesca non regolata nel Blue Hole: non solo calamari

Il problema della pesca non regolata, che tecnicamente si chiama IUU (Illegal, Unregulated and Unreported), non riguarda soltanto totani e calamari. Nel 2003, l’industria ittica della zona ha deciso di fondare la COLTO, acronimo di Coalition of Legal Toothfish Operators, una ONG nata per combattere la pesca illegale e garantire la sostenibilità a lungo termine delle risorse di pesce e della ricca e critica biodiversità degli oceani meridionali.

L’azione di COLTO (di cui fa parte anche CFL, una delle più grandi industrie ittiche delle Falkland e certificata MSC), si riferisce esclusivamente al Toothfish, ovvero ai pesci della specie Dissostichus Eleginoides, conosciuta anche come moro oceanico e venduta spesso sotto la definizione di branzino cileno, spigola cilena o dentice della Patagonia.

Vent’anni fa, si legge sul sito dell’Associazione, le catture illegali di moro oceanico erano almeno il doppio di quelle legali.

L’organizzazione ha recentemente dichiarato di essere favorevole alla creazione di un’ORGP (Organizzazione Regionale di Gestione della Pesca) internazionale in grado di trascendere i confini nazionali, ma sembra che il progetto non abbia raccolto l’entusiasmo della politica.

Inevitabilmente, i pescatori sono i primi a temere per il futuro degli stock ittici dell’area.

Dai gusci di scarto dei crostacei un esempio di economia circolare
Proteggere le acque dell’Antartico e il futuro: le ricerche sul Krill

Le navi fantasma che minacciano il Blue Hole
Le immagini satellitari mostrano l’affollamento di navi internazionali a nord delle Isole Falkland (Foto: NASA WorldView, screenshot del 15 febbraio 2024)

Un ecosistema cruciale che ancora attende protezione

C’è da considerare anche l’aspetto ecologico della depredazione del Blue Hole: la pesca eccessiva, infatti, non minaccia soltanto gli stock ittici, ma mette in pericolo la sussistenza dell’intero ecosistema.

Come spiega Hernán Pérez Orsi, di Greenpeace Argentina, il Blue Hole è un “punto chiave per la biodiversità, non solo nella regione ma in tutto il mondo“.

Come si legge nel Report di Greenpeace “Blue Hole: A key ecosystem of the Argentine Sea under siege by international fishing fleets” del 2022, “dal 2017 a oggi lo sforzo di pesca è più che raddoppiato, il che implica una terribile pressione non soltanto sulle specie prese di mira, ma anche all’intero ecosistema, in particolare sulle specie bentoniche che sono altamente vulnerabili e fondamentali per sostenibilità delle catene alimentari marine”.

Esiste in Argentina una proposta di legge per la creazione di un’Area Marina Bentonica Protetta nel Blue Hole, che intende tutelare i fondali marini e il sottosuolo.

Dopo una prima approvazione dalla Camera dei Deputati, però, la proposta è naufragata sotto varie pressioni, che fanno leva soprattutto sul fatto che l’Argentina non ha potere di legiferare su aree esterne alla propria giurisdizione. L’ultima possibilità per discutere il progetto in Senato è fissata per il 2024.

L’Agujero Azul, il più cruciale corridoio ecologico dei mari argentini e forse dell’intero Oceano Atlantico, è ancora alla mercé della pesca di frodo.

Una speranza concreta per la tutela del Blue Hole risiede comunque nel Trattato Globale sugli Oceani adottato dall’ONU nel 2023. Per la sua entrata in vigore, si attende la ratifica da parte di 60 Stati.

Cambiamento climatico: la Svizzera alleata di Cile, Kenya e Tunisia
Trattato ONU per gli Oceani: il Cile è il primo Paese a firmare

Lo spot sul tempo prezioso per la tutela del Blue Hole o Agujero Azul nell’Atlantico del Sud

Lo spot contro il cambiamento climatico nel Blue Hole o Agujero Azul nell’Atlantico del Sud

Lo spot per i senatori argentini sul Blue Hole o Agujero Azul nell’Atlantico del Sud

Lo spot contro la pesca a strascico nel Blue Hole o Agujero Azul nell’Atlantico del Sud

Lo spot a tutela del Blue Hole o Agujero Azul come mare argentino nell’Atlantico del Sud

Lo spot a tutela del Blue Hole o Agujero Azul nell'Oceano Atlantico del Sud nella sua interezza

Lo spot a tutela della vastità geografica del Blue Hole o Agujero Azul nell’Atlantico del Sud

Lo spot a tutela della biodiversità marina del Blue Hole o Agujero Azul nell’Atlantico del Sud

Il mural del quartiere Palermo di Buenos Aires sul Blue Hole o Agujero Azul nell’Atlantico del Sud

Le Isole Falkland e quel tratto di mare conteso senza regole
La pesca illegale sta distruggendo l'Agujero Azul, uno dei corridoi ecologici più importanti del mondo (Foto: Envato)