Philip Baglini Olland: "Noi radio nazionale degli italiani in UK”

A tu per tu con l’editore e giornalista versiliese che, da ben 27 anni, tiene alta la bandiera tricolore dell’innovazione a Londra e in Gran Bretagna

Philip Baglini Olland: a tu per tu con l’editore e giornalista versiliese che, da ben 27 anni, tiene alta la bandiera tricolore dell’innovazione a Londra e in Gran Bretagna
Philip Baglini Olland ha due grandi passioni, il giornalismo e il broadcasting, interessi che si sono entrambi concretizzati nella direzione de “L’ItaloEuropeo” e di “London One Radio”

Sappiamo che a Londra, da sempre, c’è un po’ di Italia. Questo pezzo di Belpaese è rappresentato anche da Philip Baglini Olland, imprenditore di successo nel settore dei media che adora lo stile di vita della capitale inglese.

Nato a Pietrasanta, terra di poeti, scrittori e artisti (sotto la rocca della località versiliana Ferdinando Botero aveva deciso di acquistare una casa), dopo aver frequentato la Normale di Pisa, conseguendo una laurea in Fisica Nucleare, decide di trasferirsi nel Regno Unito.

Baglini Olland ha due grandi passioni, il giornalismo e il broadcasting, due passioni che si sono concretizzate nella direzione del magazine “L’ItaloEuropeo”, di “London One Radio”, unica emittente radiofonica in lingua italiana presente oggi in Gran Bretagna e della società di comunicazione International Communication & Services Ltd.

Il 2024 ha rappresentato un anno molto importante nella vita di questo talentuoso imprenditore, ormai londinese di adozione: oltre ad aver compiuto cinquant’anni, anche la sua creatura, “London One Radio”, ha festeggiato i primi dieci anni d’età esattamente nell’anno del centenario della radio.

E, naturalmente, poiché questa emittente rappresenta un pezzo d’Italia in quel di Londra, dal 2018 Philip segue con entusiasmo il Festival di Sanremo, l’evento mediatico principale degli italiani, anche di quelli residenti nel Regno Unito.

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Philip Baglini Olland con il politico Guido Crosetto, che dal 22 ottobre 2022 è Ministro della Difesa della Repubblica Italiana: “London One Radio” è molto attenta ai connazionali all’estero

Come nasce questo affetto smisurato per la Gran Bretagna? C’è stato un evento particolare nella sua vita che ha influito su questa scelta?

“Fin dall’età di cinque-sei anni avevo inspiegabilmente voglia di Inghilterra. A casa possedevo dei libri sui Reali acquistati dai miei genitori, oltre a guide turistiche. Li sfogliavo, vedevo la Regina con la corona, il british style e leggevo alcune storie di Agatha Christie per bambini che mi affascinavano. Ma la cosa strana che sentivo dentro di me era un richiamo, come se qualcosa mi chiamasse in GB. Un giorno dissi ai miei genitori ‘un giorno andrò in UK e vivrò lì’, ma mi presero per un pazzo sognatore. Ora vivo davvero qui da 27 anni; più di un quarto di secolo della mia vita l’ho trascorso in Inghilterra e gli altri anni li ho passati facendo avanti e indietro. Poi ho scoperto che un mio lontano antenato da parte di mio padre era venuto in Gran Bretagna a metà dell’800: forse sarà stato lui che mi ha chiamato! È stata una scelta che rifarei cento volte, nonostante le grandi difficoltà iniziali. Londra e il Regno Unito dopo la Brexit sono cambiati molto, prima era facile venire e seminare un’idea, mentre oggi, pur essendo sempre la città delle opportunità, ci sono un po’ più di ostacoli”.

Come sono stati i primi anni a Londra? Ha incontrato difficoltà?

“Venivo da una realtà come il CERN, un ambiente scientifico, quindi ero ‘in una bolla’, quasi fuori dal mondo. Non conoscevo nessuno, la città era enorme, ma avevo le idee chiare, maturate nel tempo. Volevo creare un’azienda che si occupasse di turismo e di giornalismo broadcasting radiofonico. Non ne ho mai parlato con nessuno all’inizio. Ho svolto qualsiasi tipo di lavoro, dimenticandomi la mia laurea in fisica e la mia esperienza maturata nel giornalismo, perché volevo partire dal basso. E così ho fatto: prima ho lavorato nella ristorazione, poi come agente di sicurezza e, nelle ore notturne, mi sono dedicato allo studio del mercato e al business plan, perché volevo creare qualcosa di mio. Non è stato facile presentarmi alle porte degli inglesi. Non è stato facile nemmeno presentarmi a quelle italiane, che all’inizio (può sembrare assurdo) mi hanno sbattuto la porta in faccia. Credevo che tra italiani ci si aiutasse, invece non è stato così. Una sera, ritornando a casa, capii che dovevo cambiare il mio mindset, esser più determinato, impormi, tirare fuori la ‘cazzimma’ e diventare uno squalo anch’io se volevo sopravvivere in questa nuova giungla. Il progetto valeva. E, forte delle mie idee, ricominciai tutto da zero. Comprandomi un paio di scarpe nuove, come per percorrere i chilometri che mi separavano dal mio obiettivo, quello di creare una mia azienda. La difficoltà più grande è stata trovare i soldi, i primi investitori; decisi di ritornare anche da quelli che mi avevano chiuso la porta, con i quali ora siamo molto amici (quando ci capita di ripensare al nostro primo contatto, adesso ci ridiamo sopra). La chiave non erano loro, ma io: siamo noi stessi che abbiamo a disposizione la chiave per realizzare tutto quello che desideriamo senza porci dei limiti. Una porta chiusa non è un ostacolo, dobbiamo solamente trovare la parte più fragile di questa porta e sfondarla. E così ho fatto. L’altra difficoltà è stata la ricerca della sede e delle persone che credevano nel progetto ma, piano piano, giorno dopo giorno, tutto è andato per il verso giusto, complice una città meravigliosa che non mi ha mai tradito, anzi, mi ha sempre supportato con le sue notti e la sua sinuosità dove spesso mi sono rifugiato”.

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La nascita del magazine “L’ItaloEuropeo” risale al 1998. Come ha preso vita questa avventura e come è riuscito a diventare, con questa testata, un punto di riferimento per gli italiani residenti a Londra?

“’L’ItaloEuropeo’ era inizialmente un blog di fisica, dove spiegavo in maniera semplice i concetti fondamentali agli allievi del primo anno. Poi l’ho trasformato in un magazine, per il desiderio che avevo (e che ho ancora oggi) di mettere per iscritto le mie riflessioni, le idee, i fatti e le news che incontravo nella mia vita. Dopo di che è diventato un magazine di notizie a tutti gli effetti e a Londra ha trovato la sua dimensione, diventando subito il primo magazine on line per la comunità italiana. La capitale inglese è una fonte infinita di news, ogni minuto possiamo farlo diventare una notizia, ogni centimetro di Londra è una notizia sulla quale poter scrivere e approfondire. Poi ho frequentato un corso di giornalismo investigativo al ‘The Guardian’ e dopo ho intensificato il lavoro giornalistico. Ancora oggi ‘L’ItaloEuropeo’, nonostante la GB sia uscita dall’Europa, rimane stranamente un punto di riferimento per molti italiani a Londra e in UK, testimone del fatto che noi italiani probabilmente ci sentiamo italiani ed europei, nonostante la Brexit”.

Quali sono le tematiche che interessano maggiormente a questo target?

“Gli italiani nel Regno Unito vogliono essere informati su cose concrete, come aprire un conto in banca, comprare o affittare la casa, e poi notizie politiche, quelle sui medici e gli avvocati italiani e gli eventi degli italiani a Londra. Il target va dai 20 ai 50 anni, vogliono ancora leggere un magazine in italiano o ascoltare una radio italiana; inoltre desiderano essere aggiornati su tutto ma anche sentirsi italiani, e per farlo la piattaforma ‘L’ItaloEuropeo’ dà a loro l’idea di sentirsi a casa proprio come in Italia”.

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Philip Baglini Olland: a tu per tu con l’editore e giornalista versiliese che, da ben 27 anni, tiene alta la bandiera tricolore dell’innovazione a Londra e in Gran Bretagna
Philip Baglini Olland è un imprenditore di successo nel settore dei media e che adora lo stile di vita della capitale inglese, dove abita già da ventisette anni pur essendo nato a Pietrasanta, vicino Lucca

Nel 2014, dopo uno studio accurato sulla storia della radio e sul vostro potenziale bacino d’utenza, fonda London One Radio. In questi dieci anni, quali sono state le difficoltà e quali le maggiori soddisfazioni?

“London One Radio‘’ è l’ultimo progetto della mia azienda ICS Lts. In 70 anni in Gran Bretagna non c’era mai stata una radio h24 in italiano che trasmettesse news, musica e cultura italiana. La prima trasmissione è stata realizzata dentro un armadio dell’Ikea perché non avevo la possibilità di uno studio radiofonico, i vestiti mi facevano da foam, ovvero da isolante per il suono. Da lì è partito un progetto che è durato dieci anni fino ad oggi, diventando un grande punto di riferimento per gli italiani in tutta l’Inghilterra come unica radio nazionale italiana ufficiale in UK. Le difficoltà sono state moltissime, ma mai quanto le soddisfazioni che ci hanno dato la forza di essere qui ancora oggi. La prima è stata quella di spiegare cosa fosse una radio italiana a Londra. Sembrerà strano ma per gli italiani la radio italiana era in Italia. In GB c’era solo la BBC. E questo valeva anche per gli imprenditori e gli investitori. La seconda difficoltà è stata quella di educare le persone ad una radio italiana a Londra e nel Regno Unito. Infine, un’altra è stata quella di trovare i soldi e la sede, e di far crescere la percezione di questa nuova realtà nella mente delle persone. In altre parole, comunicare loro che non stavo affatto scherzando, ma stavo presentando un progetto mai visto prima, pionieristico e futuristico. Progetto su cui, ancora oggi, stiamo lavorando molto. La percezione adesso c’è, ma per me non è sufficiente, perché voglio che questa radio non finisca con me, ma che continui anche dopo di me e che sia un punto di riferimento per tutti gli italiani ma anche per gli inglesi che desiderano imparare la cultura italiana. Oggi abbiamo molti ascolti sia in GB che dall’Italia; durante il COVID, quando gli infermieri italiani ci chiamavano e ci dicevano ‘grazie di esserci e di farci sorridere in questo momento difficile’, ho capito che stavo facendo la cosa giusta, quindi continuerò a fare radio nel modo migliore possibile. Non mi importa se commetto degli errori, perché è proprio dagli errori che possiamo crescere; in fondo in questo settore siamo dei pionieri, non avendo modelli italiani di radio da seguire in GB, quindi, se una volta sbagliamo, faremo meglio due volte successivamente”

A quali programmi del palinsesto è maggiormente affezionato?

“London Calling è un programma storico, dove molti ospiti vengono a trovarci e, assieme a loro, parliamo e approfondiamo alcuni argomenti. Ma, essendo la radio una mia creazione, sono il padre di tutti i programmi: questo significa che mi piacciono tutti, come se fossero dei figli; non posso essere affezionato a un figlio sì e a un altro figlio no, lo stesso principio vale per i programmi. Ogni giorno cerchiamo di fare del nostro meglio, imparando anche dai nostri errori; il giorno dopo faremo bene una cosa, ne sbaglieremo un’altra, ma per me va bene così, i programmi sono le colonne portanti della nostra creatività, quindi sono affezionato a tutti”.

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Philip Baglini Olland: a tu per tu con l’editore e giornalista versiliese che, da ben 27 anni, tiene alta la bandiera tricolore dell’innovazione a Londra e in Gran Bretagna
Philip Baglini Olland con il conduttore “Amadeus” in occasione della settantesima edizione del Festival della Canzone Italiana di Sanremo, un evento culturale coperto da “London One Radio”

Come percepiscono i problemi dell’Italia gli italiani residenti a Londra?

“In questo la radio è fondamentale, perché parliamo dei problemi dell’Italia. Spesso, riguardo a certe tematiche, come il lavoro, gli italiani a Londra si ritengono ‘fortunati’ perché qui tutti lavorano, anche se in settori che inizialmente possono non piacere. L’assenza del lavoro, però, qui si percepisce poco, perché se una persona ha voglia di lavorare, si lavora. Alcune volte i problemi dell’Italia li sentono lontani, in fondo molti di loro sono scappati dall’Italia proprio a causa dei problemi del Paese. Però non dovete pensare che a Londra e in GB i problemi non ci siano, sono soltanto spalmati sul territorio in maniera diversa. Gli italiani a Londra si scontrano ugualmente con i problemi del paese GB, solo che l’ambiente, le possibilità e una burocrazia più snella rendono tutto diverso e affrontabile. Insomma, se in Italia c’è un problema, per alcuni degli italiani residenti a Londra questo interessa marginalmente. La cosa più brutta che ho notato? Spesso criticano la propria nazione. Io ho sempre detto che chi emigra all’estero deve avere molto coraggio, ma lo deve avere anche chi decide di rimanere”.

Come si sentono “fuori casa”? Hanno nostalgia, desidererebbero rientrare oppure ormai sono diventati come lei dei “londinesi di adozione”?

“L’Italia è sempre nel cuore di tutti. È la nostra culla, la nostra patria. Anche chi la critica perché si sente forte in terra straniera, alla fin fine l’Italia ce l’ha dentro. Io sono fiero di essere italiano, la nostra cultura, la nostra creatività e la nostra passione sono valori intramontabili, non si cancellano con un viaggio o con il vivere per sempre in un altro luogo. Soltanto che si tratta di una scelta di vita; ci si integra nella società inglese con l’Italia nel cuore portando la nostra cultura e tendendo quasi sempre a frequentare i nostri connazionali. Anzi, vi dico che essere italiano all’estero ti ricorda ogni giorno la fortuna che hai di essere italiano”.

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Se dovesse Philip Baglini Olland descrivere Londra e il Regno Unito con tre aggettivi, che cosa direbbe?

“Cosmopolita, iconico, dinamico”.

E se dovesse fare altrettanto con l’Italia?

“Passionale, resiliente, meravigliosa”.

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Oltre ad aver compiuto cinquant’anni, Philip Baglini Olland ha festeggiato nel 2024 la propria creatura, “London One Radio”, che nell’anno del centenario della radiofonia ha raggiunto i due lustri