Un circo dell’innovazione per rappresentare il futuro dell’economia

Proposta di uno spazio scientifico-tecnologico itinerante per confronti simpatici, collaborativi e costruttivi fra PMI, accademici e studenti

Circo dell’innovazione: c’è la proposta di uno spazio scientifico-tecnologico itinerante per un confronto simpatico, collaborativo e costruttivo fra PMI, accademici e studenti
“Imprenditori” accademici e imprenditori aziendali si incontreranno per affinità scientifico-produttive sotto una tensostruttura itinerante per il Paese

L’economia del ventunesimo secolo è caratterizzata da una rapida innovazione tecnologica, che porta numerosi studiosi a concludere che una quarta rivoluzione industriale è in corso.

Un periodo, quello odierno, segnato da crescente disuguaglianza, da incertezze create dall’automazione, oltre che da una manifesta crisi climatica, cui si sono aggiunti gravi tensioni geopolitiche a causa dell’attuale guerra in Ucraina.

Ne consegue una pressante ricerca di nuove modalità collaborative nel definire e realizzare un nuovo ambiente inclusivo e un modello sostenibile di sviluppo.

Una innovativa mentalità imprenditoriale sarà chiave importante per aprire il mondo a nuove relazioni cooperative da costruire su basi di generale sostenibilità.

Questo articolo analizza l’importanza di promuovere una rinnovata collaborazione tra gli attori più dinamici che operano, sia all’interno delle istituzioni accademiche, sia nelle Piccole e Medie Imprese (PMI) attive nei mercati globali.

L’obiettivo è contribuire alla creazione di ecosistemi imprenditoriali diretti a formare una generazione di giovani orientati alla sostenibilità, imprenditori qualificati e responsabilizzati pronti ad affrontare le sfide del secolo.

Questo obiettivo può essere perseguito attraverso un preliminare sostegno alla creatività imprenditoriale, che le nuove generazioni di studenti universitari mostrano, grazie anche al supporto di “levatrici” quali sono i docenti con indole imprenditoriale e le aziende attive nel territorio.

Quando l’innovazione del pensiero è l’assunzione di responsabilità

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I nuovi e mutevoli bisogni individuali, che esprimono i consumatori a livello mondiale, rendono l’innovazione centrale per competere sui mercati globali

Il vero cambio di paradigma produttivo: meno capitali per la speculazione finanziaria

Da più parti si esprime la necessità di aumentare la produzione industriale manifatturiera come modalità per riportare i Paesi del “terziario avanzato” verso una crescita economica più sostenuta, capace di creare ricchezza più distribuita e assorbire lavoratori altrimenti destinati ad allargare la schiera dei disoccupati, soprattutto tra i giovani.

A tale necessità si aggiunge la contingenza geopolitica ed economica che impone una ridefinizione delle priorità produttive, come anche una rimodellazione della catena del valore più attenta al nuovo ordine mondiale in fieri.

Non si tratta di una semplice rievocazione del modello di sviluppo industriale che ha segnato generalmente i successivi cinquant’anni del Secondo Dopoguerra, ma di un radicale ripensamento dello spazio globale dei mercati, dei cangianti e diversificati bisogni dei loro consumatori.

Tutto ciò dai necessari vincoli di urgenza ambientale, da nuove e instabili relazioni internazionali politico-diplomatiche ed economico-commerciali, come anche dalle nuove modalità tecnologiche e manageriali di produzione, trasporto e distribuzione.

Dopo la fine dei “miracoli economici”, che nel passato caratterizzarono lo sviluppo economico e socio-culturale di molti paesi capitalisti di vecchia industrializzazione, ci troviamo oggi nell’attesa di un nuovo balzo in avanti, che tarda però a manifestarsi alimentando diffusa disillusione.

Per contro, nelle economie di nuova industrializzazione (seppur oggi mitigate dalle molteplici conseguenze che derivano dall’attuale guerra nell’Europa orientale e in Medio Oriente) emergono nuove tendenze favorevoli alla crescita socio-economica che non sono assolutamente paragonabili, per velocità, estensione ed intensità allo sviluppo industriale che ha caratterizzato nel recente passato le economie avanzate occidentali.

Ne consegue la necessità di riportare su un nuovo sentiero di sviluppo le vecchie economie dei Paesi occidentali, promuovendo l’investimento di capitali verso usi alternativi alla finanza speculativa per reindirizzarli verso il finanziamento della ricerca applicata al servizio dell’innovazione di prodotto e al conseguente adattamento e miglioramento dei processi produttivi.

Gli investimenti di capitale a tal fine sono oggi più che mai urgenti alla luce di strategie di rilocalizzazione produttiva (“re-inshoring”) e di ricerca dell’autosufficienza energetica sulla base di risorse rinnovabili.

L’innovazione dell’AR e la sua applicazione al mondo dell’arte

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Il prolungarsi di una lunga fase economica stagnante, e forse presto recessiva, provoca situazioni di grave vulnerabilità per le PMI e ripercussioni negative

Il mercato del futuro e l’indispensabile ruolo che avranno le Piccole e Medie Imprese

Il prolungarsi di una lunga fase economica stagnante, e presto recessiva, provoca situazioni di grave vulnerabilità per le PMI con ripercussioni negative per i loro lavoratori e per i territori in cui operano.

Invero, una larga platea locale di portatori di interessi legati alla buona salute delle Piccole e Medie Imprese è in serio pericolo.

In questo senso, la valorizzazione delle PMI è un impegno che le autorità pubbliche non possono trascurare: il rischio è la concentrazione di potere economico in giganteschi agglomerati finanziari e industriali avulsi dai condizionamenti e impellènze socio-economiche che territori circoscritti esprimono con impatti politico-culturali spesso deleteri.

La presenza di gigantesche holding industriali e finanziarie non favorisce certo il pluralismo economico e la redistribuzione del reddito che il modello di mercato di concorrenza perfetta offre.

Per contro, la concentrazione di potere economico tende a deprimere i valori democratici, culturali e sociali che possono invece esprimere la presenza di tante, diffuse e indipendenti PMI in competizione tra loro.

La tendenza alla formazione di mercati oligopolistici, anche a livello mondiale, rende invero molti mercati incontendibili, tanto da scoraggiare l’imprenditorialità là dove il settore economico è dominato.

Ciò nonostante, anche in questi settori “controllati/dominati” emerge una mentalità da startupper tra le nuove generazioni che fa ben sperare.

La carne coltivata e la sfida dell’innovazione alimentare sostenibile

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Si impone un nuovo patto sociale che favorisca il dialogo e la collaborazione fattiva tra le PMI e le Università, tale da stimolare la riorganizzazione produttiva

Il settore pubblico, le PMI e l’innovazione nonché due motori indispensabili alla crescita

L’utilizzo convergente di tutte le leve di un auspicabile e rinnovato intervento pubblico coordinato, potrebbe (ri)accendere due motori indispensabili alla crescita e allo sviluppo industriale, ovvero:

1) l’imprenditorialità connaturata alle attività delle PMI dislocate ancora diffusamente sul territorio;

2) la riconosciuta creatività che si ritrova spesso nell’innovazione che sperimentano le università.

Invero, la politica industriale si trova oggi a fare delle scelte tra più alternative, che in estrema sintesi potrebbero essere le seguenti:

a) promuovere e sostenere delle produzioni manifatturiere di nicchia che incorporano molta tecnologia d’avanguardia e tanto lavoro specializzato;

b) difendere la produzione di beni di largo consumo con basso contenuto tecnologico e modesti standard qualitativi che necessitano di molta manodopera poco specializzata;

c) incentivare la produzione di beni di largo consumo personalizzati che incorporano una progressiva crescita degli standard qualitativi offerti dal contenuto tecnologico e dalla sostenibilità ambientale e sociale.

Una scelta politica che raccoglie, in sintesi, due delle tre opzioni potrebbe essere quella di creare le condizioni generali per favorire l’artigianato 4.0, come personalizzazione produttiva su vasta scale.

Grana Padano, quando l’innovazione è al servizio della tradizione

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Per evitare un’ulteriore caduta del tasso di occupazione nei Paesi occidentali, urge la necessità di sostenere le Piccole e Medie Imprese sotto molteplici aspetti

Offrire alle PMI un’opportunità di rilancio a tutto beneficio delle collettività territoriali

Ciò potrebbe offrire alle PMI un’opportunità di rilancio a beneficio delle collettività territoriali e del Paese in generale, soprattutto oggi in un contesto economico internazionale altrimenti difficile, soprattutto per quelle Piccole e Medie Imprese che non possono investire in ricerca e sviluppo per rendersi competitive.

Una modalità produttiva potrebbe essere quella di sviluppare una sorta di “artigianato digitale on demand” diretto a soddisfare richieste personali di prodotti altrimenti indifferenziati e omogenei (standardizzati) da promuovere attraverso piattaforme di “eCommerce made in” da sviluppare in modo consortile e in cofinanziamento pubblico.

I nuovi e mutevoli bisogni individuali che esprimono i consumatori a livello mondiale rendono l’innovazione centrale per competere sui mercati globali.

In questo esercizio di tempestiva intercettazione dei bisogni, le nuove PMI manifatturiere dovrebbero in sostanza produrre beni individuali in larga quantità per consumatori “global” che amano differenziarsi acquistando beni personalizzati unici e irrepetibili del “made in local”.

Invero, la sfida odierna si traduce nella capacità di conquistare consumatori oggi sempre più informati, tecnologici, impazienti e comunicativi, desiderosi di assumere un comportamento al consumo che li distingue per l’uso di prodotti unici con un forte contenuto rievocativo di varia natura simbolica.

In tal senso, l’evocativo concetto di “Artigianato 4.2” (il numero 2 rappresenta il settore economico a cui appartiene l’artigianato industriale) comporta un “ritorno” moderno a un settore che rievoca il modello di sviluppo manifatturiero a forte contenuto di lavoro.

Ciò in contrapposizione ad un settore terziario che impiega meno lavoratori e caratterizza in modo determinante le economie avanzate da cui ricavano il 70-80 per cento del valore aggiunto nella formazione della ricchezza nazionale.

Nell’interesse di una transazione pacifica, si prospettano pertanto modifiche sostanziali ai modelli di sviluppo economico che finora hanno prevalso nelle economie occidentali avanzate.

Un 2024 all’insegna dei settant’anni del CERN e dell’innovazione

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L’ingresso principale del nuovo Campus Est della Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana (SUPSI) a Viganello, quartiere di Lugano

Piccole e Medie Imprese e università: un nuovo modello di sviluppo e di ricerca comune

Il cambio di ciclo economico che si profila all’orizzonte offre alle PMI l’opportunità di inserirsi a pieno titolo nel cambiamento e partecipare in modo più incisivo nel caratterizzare il nuovo modello di ripresa economica.

Allo scopo è determinante stabilire sostanziali accordi con la Università e la loro politica di ricerca e sviluppo.

In un futuro ciclo economico di ripresa, il contributo dei centri di ricerca universitari ne risulterebbe determinante, se solo si rendessero disponibili a favorire in modo più sistematico e conveniente la diffusione e il trasferimento di conoscenza e sapere scientifico verso le Piccole e Medie Imprese (Empowering Technology Transfer).

Si richiede perciò una diffusione più capillare e mirata sul territorio delle idee innovative che si formano nelle Università, favorendone il loro trasferimento verso quelle PMI più inclini e disponibili all’innovazione.

Per evitare un’ulteriore caduta del tasso di occupazione nei Paesi occidentali, urge la necessità di sostenere le Piccole e Medie Imprese, sia nella loro funzione creatrice di reddito da lavoro in loco, che di entità socio-economica che promuove valori culturali e si identifica investendo nel territorio in cui opera.

Si impone un nuovo patto sociale che favorisce il dialogo e la collaborazione fattiva tra le PMI e le Università, tale da stimolare la riorganizzazione produttiva delle Piccole e Medie Imprese, sostenere il loro processo di ammodernamento e di ristrutturazione, e contribuire così alla competitività e alla crescita generale del paes

Cent’anni di surgelazione e di innovazione nell’industria alimentare

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Bisogna poter offrire alle PMI un’opportunità di rilancio a beneficio delle collettività territoriali e del Paese in generale, soprattutto al giorno d’oggi

La politica industriale al servizio dell’innovazione per sostenere il rilancio manifatturiero

È chiara la necessità di una nuova politica industriale che sostiene il rilancio manifatturiero delle PMI attraverso il reale supporto scientifico e tecnologico degli attori universitari.

In uno spirito di servizio pubblico, le autorità politico-amministrative locali dovrebbero assumere un ruolo di facilitatori allo scopo di creare le condizioni quadro e favorire l’organizzazione di incontri tra accademici e imprenditori di PMI più interessati a conoscere quelle ricerche (idee) nate tra le aule e i laboratori universitari con maggiori possibilità applicative e promettenti potenzialità economiche-commerciali.

Accordi in questo senso tra centri di ricerca universitari e Piccole e Medie Imprese dovrebbero essere sostenuti dalle autorità politiche locali al fine di favorire ricadute economiche benefiche, soprattutto nei territori periferici (spill-over).

I ricercatori e gli studenti universitari potranno così sperimentare concretamente il valore delle loro invenzioni promuovendo, insieme agli imprenditori, possibili applicazioni industriali e sviluppi commerciali.

Un adeguato quadro giuridico e fiscale predisposto dalle autorità pubbliche, come anche sufficienti incentivi finanziari pubblici e/o privati, offrirebbe alle istituzioni accademiche e alle PMI una corretta definizione della proprietà intellettuale e industriale dei brevetti, il loro riconoscimento, la loro protezione e sfruttamento.

Allo scopo di favorire la compenetrazione degli interessi di attori pubblici (Università) e privati (PMI), è importante insistere in modo più incisivo e sistematico nella pratica di adozione temporanea (con possibile integrazione occupazionale e manageriale in azienda) di quei ricercatori con vocazione imprenditoriale che vogliono confrontarsi con la realtà economica senza perciò rinunciare all’attività di ricerca.

Virginia Stagni: “Nel lavoro la capacità di adattarsi è innovazione”

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Nelle economie di nuova industrializzazione emergono nuove tendenze favorevoli alla crescita socio-economica affatto paragonabili con i boom del passato

La promozione dell’innovazione e del suo trasferimento produttivo all’interno di spazi unici

In forma innovativa e con un’identità propositiva unitaria, si potrebbe rendere esecutiva la dislocazione temporanea e itinerante di uno spazio scientifico e tecnologico per cui “imprenditori” accademici ed imprenditori aziendali si incontrano per affinità scientifico-produttive sotto una tensostruttura allestita in giro per il Paese.

Come lo spettacolo che può offrire un circo, l’innovazione potrà essere al centro di un nuovo impegno accademico di docenti, ricercatori e studenti, interesse condiviso e stimolato da imprenditori di PMI del territorio che all’uopo ricreeranno e presenteranno quelle attività aziendali che più si prestano al confronto scientifico e a soluzioni innovative comuni.

Il circo dell’innovazione ospiterà tutti coloro, che tra universitari e imprenditori, sono concretamente interessati ad un confronto simpatico, collaborativo e costruttivo, utile alla crescita comune e al decollo di una nuova era di condivisione produttiva mediata da politici lungimiranti al servizio del progresso scientifico, economico e sociale.

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C’è la proposta di uno spazio scientifico-tecnologico itinerante per un confronto simpatico, collaborativo e costruttivo fra PMI, accademici e studenti