Il mare avanza e le città sprofondano: coste africane a rischio

L’innalzamento delle acque minaccia i litorali e lo sviluppo economico del Continente Nero: colpa anche dell’espansione delle aree urbane

Coste africane a rischio: intere città sprofondano
L'innalzamento dei mari minaccia le coste africane: l'esplosione demografica del continente tra i fattori di rischio (Foto: Landsat 8/NASA)

Il livello globale dei mari sta salendo sempre più rapidamente: è un processo iniziato da decenni, innescato dall’aumento delle temperature, che è ormai troppo tardi per arrestare. Le proiezioni climatiche prevedono che il mare si alzerà di 70 centimetri in un secolo, e a farne le spese saranno soprattutto le città costiere dell’Africa.

La crescita demografica di enormi metropoli come Lagos, Abidjan e Alessandria d’Egitto (che nel 2100, sommate insieme, supereranno i 120 milioni di abitanti) può trasformarsi in un ulteriore grave fattore di rischio: il sovrasfruttamento delle acque sotterranee può infatti provocare dei fenomeni di subsidenza, cioè di sprofondamento del terreno, che si combinano con l’avanzata di un mare sempre più caldo e acido.

E non sono soltanto le grandi città ad essere a rischio: secondo un recente studio, il 20 per cento dei siti del patrimonio storico-culturale africano è già esposto a fenomeni costieri estremi, e nel 2050 il numero delle località a rischio sarà più che triplicato. Non soltanto: secondo un’altra ricerca, il pericolo più grave riguarda le piccole città della costa ovest, che sono destinate a un’esplosione demografica senza precedenti.

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L'innalzamento dei mari mette a rischio lo sviluppo dell'Africa
Una mappa del mondo che simula un innalzamento dei mari di sei metri elaborata dalla NASA: nello scenario attuale, le coste più minacciate sono quelle dell’Africa Occidentale (Foto: NASA)

Le coste dell’Africa minacciate dall’innalzamento dei mari

L’innalzamento dei mari è un fenomeno che gli scienziati conoscono e monitorano da decenni. Sino alla fine degli Anni Ottanta la crescita era di circa 2 millimetri l’anno; nella decade 2013-2022 ha superato i 4,5 millimetri annui: una lenta e inesorabile risposta all’aumento delle temperature, che da un lato provocano l’espansione termica delle molecole d’acqua e dall’altro causano lo scioglimento di calotte polari e riserve di ghiaccio perenni.

L’avanzata del mare coinvolge le città litoranee di tutto il mondo, ma lo scenario più preoccupante è quello che riguarda le coste dell’Africa: nel continente con la più alta crescita demografica del pianeta, l’espansione delle città sta già contribuendo ad esacerbare la vulnerabilità delle coste.

Le proiezioni per il 2100 prevedono che il livello del mare salirà di 70 centimetri a livello globale: per l’Egitto, questo significherà perdere una vasta area del Delta del Nilo; per Lagos, che entro la fine del secolo sarà la città più grande del mondo, potrebbe arrivare a tradursi nel trasferimento coatto di un terzo della popolazione.

Al ritmo attuale si prevede che entro il 2030 il livello del mare salirà di 30 centimetri, colpendo direttamente quasi 120 milioni di africani: se il riscaldamento globale verrà mantenuto entro i +2°C rispetto ai livelli del 1990, si legge in un articolo dell’Africa Center for Strategic Studies, potrebbe arrestarsi a 40 centimetri. Ma un aumento delle temperature globali di 4°C porterebbe a un innalzamento di oltre un metro entro la fine del secolo.

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Le coste africane a rischio
Il Delta del Nilo è tra le aree più a rischio: potrebbe perdere chilometri di territorio entro la fine del secolo (Foto: Earth Science and Remote Sensing Unit, Lyndon B. Johnson Space Center)

C’è qui la più intensa crescita demografica del mondo

Entro il 2030, la popolazione delle 7 città costiere più grandi dell’Africa (Lagos, Luanda, Dar es Salaam, Alessandria, Abidjan, Città del Capo e Casablanca) crescerà del 40 per cento rispetto ai dati del 2020, passando da 48 a 69 milioni di persone: a livello globale, spiega ancora l’Africa Center for Strategic Studies, le regioni litoranee dell’Africa registreranno i più alti tassi di crescita demografica e di urbanizzazione del mondo.

Come si legge nel rapporto “Foresight Africa: Top priorities for the Continent 2020-2030” dell’Istituto di ricerca statunitense Brookings, la popolazione africana dislocata nelle zone costiere a bassa quota (cioè a meno di 10 metri sul livello del mare) cresce più rapidamente del resto del mondo: nel giro di pochi anni, per esempio, oltre la metà della popolazione totale del Senegal risiederà nelle aree a rischio.

La rapida espansione di città sempre più affollate e bisognose di infrastrutture sta affaticando ulteriormente la tenuta delle aree costiere: mentre il livello del mare cresce, in molte di queste città il terreno ha preso a sprofondare. Mombasa, Alessandria d’Egitto e Lomé si stanno abbassando di circa un centimetro l’anno. La stessa cosa avviene a Lagos, in Nigeria, che supererà i 20 milioni di abitanti entro la fine del decennio.

Una recente ricerca pubblicata su “Nature Communications Earth & Environment“, cui hanno collaborato scienziati di università europee ed africane, analizza la situazione delle città costiere più popolose del continente e individua proprio nello sviluppo socioeconomico “sfrenato” uno dei principali fattori di rischio per il prossimo futuro.

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Le coste occidentali dell'Africa tra sviluppo e innalzamento dei mari
La cittadina di di Saint Louis, in Senegal, è stata già individuata dall’ONU come area più a rischio del pianeta (Foto: Alweaver2/Wikipedia)

Subsidenza antropica: è il nemico invisibile dello sviluppo

Le città possono sprofondare anche a causa della pressione antropica: la subsidenza può essere provocata dal sovrasfruttamento del terreno. È avvenuto con il Delta del Mekong in Vietnam, e si teme che sulle coste africane possa accadere lo stesso.

Lo studio di Olusegun A. Dada, Rafael Almar e colleghi riporta l’esempio di Saint-Louis, una città del Senegal settentrionale vicino alla foce dell’omonimo fiume che si trova a non più di 4 metri sul livello del mare. L’avanzata dell’oceano e e le inondazioni hanno già costretto la popolazione di Saint-Louis, identificata dalle Nazioni Unite come la città più minacciata dall’innalzamento del livello del mare in tutta l’Africa, ad abbandonare scuole, moschee ed abitazioni.

L’intrusione di acqua salata, inoltre, ha alterato radicalmente la pesca nelle acque dolci e la produzione agricola attorno alla foce del fiume: una situazione già sperimentata in alcune località di Costa d’Avorio, Ghana e Nigeria, e che potrebbe intralciare seriamente lo sviluppo socio-economico dei Paesi africani.

Come si legge nello studio, “la rapida crescita della popolazione, la migrazione verso la costa, l’urbanizzazione e lo sviluppo socioeconomico sfrenato e non regolato espongono sempre più persone e beni all’innalzamento del livello del mare, creando potenzialmente anche una subsidenza indotta dall’uomo”.

Un problema che riguarda soprattutto i Paesi costieri dell’Africa Occidentale (Mauritania, Senegal, Gambia, Guinea-Bissau, Guinea, Sierra Leone, Liberia, Costa d’Avorio, Ghana, Togo, Benin e Nigeria): qui, infatti, le zone a bassissima altitudine minacciate dal mare ospitano già un terzo della popolazione, e sono destinate ad accogliere sempre più persone.

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Esplosione demografica e innalzamento dei mari: il doppio legame
Il ripristino delle foreste di mangrovie è una delle iniziative in campo per la tutela delle coste africane: una soluzione poco dispendiosa e molto efficace (Foto: Envato)

Le infrastrutture verdi per proteggere le coste del Continente Nero

Gli effetti dell’innalzamento dei mari sono drammaticamente estesi: oltre alle mareggiate e agli eventi estremi, con l’intrusione di acqua salata nelle aree abitate si rischiano fenomeni pericolosi come l’erosione di strade e fondamenta e l’inondazione dei pozzi settici, con conseguenti gravi rischi per la salute pubblica.

L’avanzata del mare potrebbe erodere anche le possibilità di sviluppo dei Paesi africani: basti pensare a cosa significherebbe, per un continente in cui il 90 per cento dell’import-export viaggia via mare, perdere le infrastrutture portuali o vederle gravemente danneggiate.

Per preservare le future aree costiere dell’Africa Occidentale, si legge nello studio, è necessario sviluppare “un piano che includa la delocalizzazione, un adattamento dell’urbanizzazione che tenga conto del rischio inondazioni e anche delle limitazioni allo sviluppo nelle aree ad alto rischio”.

La buona notizia è che già esistono esperienze virtuose sul fronte delle azioni di mitigazione: molte città costiere africane hanno scelto soluzioni naturali e a basso impatto come il ripristino di mangrovie, dune, paludi e zone umide.

Si tratta di iniziative che si sono rivelate estremamente efficaci, per esempio, durante il passaggio del ciclone Idai sulle coste del Mozambico nel 2019. Qui, grazie al programma Coastal City Adaptation Project, il ripristino delle mangrovie è iniziato nel 2015.

Altri esempi di “infrastruttura verde” sono il progetto “Management of Mangrove Forests from Senegal to Benin” e il “West Africa Coastal Areas Management Program”, un programma pubblico-privato che intende rafforzare le azioni di tutela degli habitat costieri e che vede la partecipazione di tutti gli Stati dell’Africa Occidentale.

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