Osservare le scimmie per comprendere a fondo gli esseri umani

Il biologo e psicologo Thibaud Gruber studia scimpanzé e bonobo nel loro ambiente in Uganda e mira a capire che cosa rende speciale l'uomo

Scimmie: secondo alcuni scienziati, il termine Homo Sapiens è inadeguato e l'essere umano andrebbe riclassificato sotto il genere Pan, lo stesso dello scimpanzé comune e del bonobo
Secondo alcuni scienziati, il termine Homo Sapiens è inadeguato e l'essere umano andrebbe riclassificato sotto il genere Pan, lo stesso dello scimpanzé comune e del bonobo, come già fece Linneo nella prima edizione del celebre studio “Systema Naturæ” del 1735 (Foto: Envato)

Da dove viene l’uomo e che cosa lo rende unico?
Sono queste le domande alle quali Thibaud Gruber, professore all’Università di Ginevra, biologo e psicologo comparativo, cerca di rispondere.
E per farlo, non studia gli esseri umani, bensì i primati.
Perché più sappiamo di loro, più sappiamo di noi.
Lo afferma esplicitamente: “Se non sei un creazionista, devi capire come la cultura umana si sia sviluppata in modo esponenziale e incomparabile dall’ultimo antenato comune che condividiamo con scimpanzé e bonobo, otto milioni di anni or sono”.
Il suo sogno originario era quello di diventare veterinario.
Ma l’interesse per il comportamento animale lo ha portato a studiare biologia e scienze cognitive all’Ecole Normale Supérieure in Francia.
In seguito, ha conseguito un dottorato di ricerca in psicologia presso l’Università di Saint Andrews, in Scozia.
A quel punto ha iniziato a lavorare sul comportamento delle scimmie selvatiche, con particolare attenzione al modo in cui utilizzano gli strumenti.

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Scimmie: Thibaud Gruber è Professore Assistente presso l’Università di Ginevra
Thibaud Gruber è Professore Assistente presso l’Università di Ginevra
(Foto: SNSF)

Una trappola per il miele, un bastone e una spugna per validare la tesi di una cultura dei primati

In particolare, Thibaud Gruber ha ideato un esperimento con diverse popolazioni di scimpanzé: una trappola per il miele, costituita da un tronco d’albero con fori riempiti di nettare e un pratico bastone per raccoglierlo.
“I gruppi di scimmie che già usano i bastoni in altre situazioni utilizzano allo scopo quello fornito loro”, spiega il ricercatore.
Altri gruppi, che non hanno familiarità con i bastoni, non se ne servono.
Applicano lo strumento che usano normalmente per raccogliere l’acqua: una manciata di foglie, che funge da spugna.
Le sue osservazioni hanno permesso a lui e ai colleghi ricercatori di assistere alla nascita di un nuovo comportamento all’interno di una popolazione selvatica: un evento raro e un momento cruciale nella carriera di un biologo.
“Alcuni scimpanzé erano abituati a usare le loro spugne di foglie per assorbire i minerali dalle fosse di argilla. Dopo un po’ di tempo, le foglie si esaurirono e le scimmie iniziarono a usare il muschio dei tronchi degli alberi come spugna“, racconta.
Lo scienziato svizzero e il suo team hanno notato che questo comportamento veniva trasmesso all’interno del gruppo tramite l’osservazione.
“È stata la prova mancante che ha permesso di parlare di cultura in questi animali, perché una delle caratteristiche peculiari della cultura è la trasmissione sociale”, spiega.

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Scimmie: il bonobo e lo scimpanzé comune sono le specie viventi filogeneticamente e geneticamente più vicine all’uomo
Il bonobo e lo scimpanzé comune sono le specie viventi filogeneticamente e geneticamente più vicine all’uomo
(Foto: Envato)

Quelle vocalizzazioni per un pubblico specifico e in un contesto determinato come fra i Sapiens

Da allora, il professor Gruber ha ampliato il suo campo di ricerca.
Per esempio, è interessato ai vocalizzi a bassa intensità che le scimmie producono: il tipo di “hoo” che egli paragona prontamente al suono che noi umani emettiamo quando crolliamo sul divano dopo una lunga giornata di lavoro.
Mentre questi suoni delle scimmie erano stati considerati puramente emotivi e distinti da quelli umani, che sono intenzionali, il docente dell’Università di Ginevra è riuscito a dimostrare che anche i vocalizzi delle scimmie sono prodotti per un pubblico specifico e in un contesto determinato.
Attualmente, nell’ambito del progetto finanziato dal Fondo Nazionale Svizzero per la Scienzia (FNS), egli sta studiando il ruolo delle emozioni nell’uso degli strumenti, sia nelle scimmie che negli esseri umani.
Ad esempio, vorrebbe stabilire se i bambini imparano più facilmente da una persona con cui hanno sviluppato un legame emotivo.

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Le emozioni sono legate al linguaggio e quindi sono specifiche dell’uomo o è una tesi errata?

E le emozioni degli animali? Quando gli viene chiesto di parlarne, Thibaud Gruber non si tira indietro.
L’argomento gli sta talmente a cuore che lo insegna ai propri allievi presso l’ateneo in riva al lago Lemano.
“Penso che sia essenziale migliorare le conoscenze degli studenti in questo campo e parlarne diffusamente, in modo da alimentare le discussioni sul benessere degli animali”.
Spera anche che la comunità scientifica faccia luce sulla questione delle emozioni degli animali.
Non si tratta di una questione risolta: per alcuni le emozioni sono legate al linguaggio e quindi specifiche dell’uomo.

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Scimmie: Un tipico paesaggio dell’Uganda con le abitazioni caratteristiche
Un tipico paesaggio dell’Uganda con le abitazioni caratteristiche
(Foto: Envato)

Esperimenti realmente sul campo nel laboratorio a cielo aperto della riserva forestale di Bugoma

Il professor Gruber vuole anche che i suoi esperimenti con gli scimpanzé siano condotti il più possibile sul campo, per rispecchiare davvero il loro comportamento naturale.
“Per loro, stare in cattività è un po’ come per noi abitatre in una casa di riposo: hanno bisogno di stimoli costanti per tenere a bada la noia. Di conseguenza, si interessano più facilmente ai nostri esperimenti, rendendo difficile il confronto con ciò che accade in natura”.
Così, negli ultimi tre lustri, si è recato in Uganda due volte l’anno, nella base scientifica che gestisce nel cuore della riserva forestale di Bugoma.
Lì monitora una popolazione di scimpanzé che si sta lentamente abituando alla presenza umana per poterla studiare meglio.
E l’assuefazione comincia a dare i propri frutti.
“L’ultima volta che sono stato lì, due individui hanno fatto il loro nido a terra a cinque metri da me e dalla mia squadra e hanno passato lì la notte, dimostrando che non erano infastiditi dalla nostra presenza”, dice con entusiasmo.
Un’esperienza davvero unica, ma Thibaud Gruber non vede soprattutto l’ora di fare progressi più rapidi nella propria ricerca sul rapporto fra scimmia e uomo.
Questo perché i giorni del monitoraggio delle popolazioni di scimmie selvatiche sono probabilmente contati, dal momento che essi stanno lentamente scomparendo.
“E la chiave per capire chi siamo noi sta scomparendo con loro…”, avverte.

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Scimmie: l’edificio principale della sede dell’Università di Ginevra in Svizzera
L’edificio principale della sede dell’Università di Ginevra in Svizzera