Una pericolosa nevicata di plastica sulle Alpi austriache e svizzere

Gli inquietanti esiti di una ricerca EMPA con un metodo chimico che determina la contaminazione dei campioni con uno spettrometro di massa

Plastica: lavoro di squadra austro-svizzero per la ricerca sulle nanoplastiche nell’atmosfera e nella neve: gli scienziati salgono alla stazione di ricerca nel Parco Nazionale degli Alti Tauri
Lavoro di squadra austro-svizzero per la ricerca sulle nanoplastiche nell’atmosfera e nella neve: gli scienziati salgono alla stazione di ricerca nel Parco Nazionale degli Alti Tauri (Foto: Bernhard Niedermoser/ZAMG)

In una campagna di raccolta fondi su larga scala, popolari YouTubers come “Mister Beast” e Mark Rober stanno cercando di liberare gli oceani da quasi 14.000 tonnellate di rifiuti di plastica.
Si tratta di circa lo 0,15 per cento della quantità di sostanze derivate dal petrolio che finisce nei mari più estesi del pianeta ogni anno.
Ma non sono soltanto le nostre acque a essere zeppe di plastiche: un nuovo studio dimostra che la diffusione di nanoplastica nell’aria è un problema più diffuso di quanto si pensasse.

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Plastica: i campionamenti delle nanoparticelle di neve da parte di un team di ricerca congiunto formato da scienziati del Laboratorio Federale di Prova dei Materiali e di Ricerca della Svizzera, dell'Università di Utrecht in Olanda e dell'Istituto Centrale Austriaco per la Meteorologia e la Geofisica sul monte “Hoher Sonnenblick”
I campionamenti delle nanoparticelle di neve da parte di un team di ricerca congiunto formato da scienziati del Laboratorio Federale di Prova dei Materiali e di Ricerca della Svizzera, dell’Università di Utrecht in Olanda e dell’Istituto Centrale Austriaco per la Meteorologia e la Geofisica sul monte “Hoher Sonnblick”
(Foto: ZAMG)

Una cifra monstre di 3.000 tonnellate di nanoplastiche a ricoprire la Confederazione ogni anno

In un nuova ricerca, lo studioso dell’EMPA Dominik Brunner, insieme ai colleghi dell’Università di Utrecht e dell’Istituto Centrale Austriaco per la Meteorologia e la Geofisica, ha analizzato la quantità di plastica che ci arriva dall’atmosfera.
Secondo lo studio, alcune nanoplastiche viaggiano per oltre 2000 chilometri nell’aria.
Secondo le cifre ricavate dalle misurazioni, circa 43 trilioni di mini particelle di plastica “atterrano” sulla Svizzera ogni anno.
I ricercatori non sono ancora d’accordo sul numero esatto.
Ma secondo le stime dello studio, potrebbero essere ben 3.000 le tonnellate di nanoplastiche che ricoprono la Svizzera ogni anno, dalle zone più remote delle Alpi alle pianure urbane.
Queste stime sono molto alte rispetto ad altri studi e sono necessarie ulteriori ricerche per verificarne i numeri.
Lo studio è un territorio scientifico inesplorato perché la diffusione delle nanoplastiche nell’aria è ancora largamente inesplorata.
Il risultato della ricerca di Dominik Brunner è la più accurata registrazione dell’inquinamento atmosferico da nanoplastiche mai realizzata.
Per contare le particelle di plastica, lo studioso svizzero e i suoi colleghi hanno sviluppato un metodo chimico che determina la contaminazione dei campioni con uno spettrometro di massa.

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Plastica: lavoro sul campo: la ricercatrice artica e responsabile dell'osservatorio sul monte “Hoher Sonnenblick”, Elke Ludewig, ha raccolto i campioni di nanoplastica insieme al suo team di lavoro: in precedenza, la brava studiosa ha lavorato presso la stazione di ricerca polare tedesca in Antartide
Lavoro sul campo: la ricercatrice artica e responsabile dell’osservatorio sul monte “Hoher Sonnblick”, Elke Ludewig, ha raccolto i campioni di nanoplastica insieme al suo team di lavoro: in precedenza, la brava studiosa ha lavorato presso la stazione di ricerca polare tedesca in Antartide
(Foto: Elke Ludewig/Istituto Alfred-Wegener)

A 3.106 metri in cima alla montagna “Hoher Sonnenblick” nel Parco Nazionale degli Alti Tauri

Gli scienziati hanno studiato una piccola area a un’altitudine di 3106 metri in cima alla montagna “Hoher Sonnblick” nel Parco Nazionale degli Alti Tauri in Austria.
Qui, dal 1886, si trova un osservatorio dell’Istituto Centrale di Meteorologia e Geodinamica.
L’osservatorio è gestito dalla meteorologa e ricercatrice artica Elke Ludewig.
Da quando la ricerca è iniziata sul posto alla fine del XIX secolo, l’osservatorio è rimasto inattivo soltanto quattro giorni.
La stazione di ricerca è servita anche come base per lo studio sulla diffusione delle nanoplastiche in aree remote.
Ogni giorno, e con qualsiasi condizione meteorologica, gli scienziati hanno rimosso una parte dello strato superiore di neve intorno a un marcatore alle 8 del mattino e l’hanno conservata con cura.
La contaminazione dei campioni da parte delle nanoplastiche presenti nell’aria o sui vestiti degli scienziati ha rappresentato una sfida particolare.
In laboratorio, i ricercatori dovevano talvolta rimanere immobili quando un collega maneggiava un campione aperto.

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Plastica: I campionamenti delle nanoparticelle di neve da parte di un team di ricerca congiunto formato da scienziati del Laboratorio Federale di Prova dei Materiali e di Ricerca della Svizzera, dell'Università di Utrecht in Olanda e dell'Istituto Centrale Austriaco per la Meteorologia e la Geofisica sul monte “Hoher Sonnenblick”
I campionamenti delle nanoparticelle di neve da parte di un team di ricerca congiunto formato da scienziati del Laboratorio Federale di Prova dei Materiali e di Ricerca della Svizzera, dell’Università di Utrecht in Olanda e dell’Istituto Centrale Austriaco per la Meteorologia e la Geofisica sul monte “Hoher Sonnblick”
(Foto: ZAMG)

Circa il 30 per cento delle particelle proviene da un raggio di 200 chilometri e in primis dalle città

L’origine delle minuscole particelle è stata rintracciata con l’aiuto dei dati meteorologici e del vento europei.
I ricercatori hanno potuto dimostrare che la maggiore emissione di nanoplastica nell’atmosfera avviene nelle aree urbane densamente popolate.
Circa il 30 per cento delle particelle di nanoplastica misurate sulla cima della montagna proviene da un raggio di 200 chilometri, principalmente dalle città.
Tuttavia, sembra che anche la plastica proveniente dagli oceani del mondo arrivi nell’aria attraverso gli spruzzi delle onde.
Circa il 10 per cento delle particelle misurate nello studio è stato trasportato sulla montagna dal vento e dagli agenti atmosferici per oltre 2000 chilometri, alcuni dei quali provenienti dall’Atlantico.

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Plastica: Dominik Brunner, ricercatore dell'EMPA, in Engadina
Dominik Brunner durante un viaggio in Engadina, nel Cantone svizzero dei Grigioni: il ricercatore dell’EMPA ha registrato l’inquinamento ambientale da nanoplastiche sulle Alpi

Il potenziale rischio delle nanoparticelle nel flusso sanguigno perché risucchiate con la respirazione

Si stima che nel mondo siano stati prodotti oltre 8.300 milioni di tonnellate di plastica, di cui circa il 60 per cento è oggi un rifiuto.
Questi rifiuti si erodono per effetto degli agenti atmosferici e dell’abrasione meccanica da macro a micro e nanoparticelle.
Ma la plastica scartata è ben lungi dall’essere l’unica fonte.
L’uso quotidiano di prodotti in plastica, come imballaggi e indumenti, rilascia nanoplastiche.
Le particelle di queste dimensioni sono così leggere che il loro movimento nell’aria può essere paragonato a quello dei gas. Oltre alla plastica, esistono altri tipi di particelle minuscole.
Dalla sabbia del Sahara alle pastiglie dei freni, il mondo ronza nell’aria sotto forma di abrasione.
Non è ancora chiaro se questo tipo di inquinamento atmosferico rappresenti una potenziale minaccia per la salute degli esseri umani.
Le nanoparticelle, a differenza delle microparticelle, non finiscono semplicemente nello stomaco.
Vengono risucchiate in profondità nei polmoni attraverso la respirazione, dove le loro dimensioni possono consentire loro di attraversare la barriera cellulare-sanguigna ed entrare nel flusso sanguigno umano.
Se questo sia dannoso o addirittura pericoloso, tuttavia, resta da comprendere.

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Plastica: una violenta tormenta di neve sul monte “Hoher Sonnblick”, l'osservatorio dello ZAMG, l’Istituto Centrale Austriaco per la Meteorologia e la Geofisica, durante la ricerca sulla plastica (Foto: Hermann Scheer/ZAMG)
Una violenta tormenta di neve sul monte “Hoher Sonnblick”, l'osservatorio dello ZAMG, l’Istituto Centrale Austriaco per la Meteorologia e la Geofisica, durante la ricerca sulla plastica (Foto: Hermann Scheer/ZAMG)