Source to Sea: il progetto contro l’inquinamento da plastica in mare

Per contrastare i danni ambientali nelle acque globali arriva un nuovo metodo che punta sull’azione combinata di tutti gli attori in campo

Source to sea: Plastica abbandonata sulla spiaggia
Plastica abbandonata sulla spiaggia (Foto: iStock Photos)

La lotta all’inquinamento da plastica in mare parte dall’unione di forze diverse per contrastare un fenomeno sempre più diffuso e attivare un circolo virtuoso. Gli attori in campo, dai pescatori sub alle autorità, sono numerosi e una coordinazione è essenziale per giungere a una soluzione ottimale che garantisca la protezione dell’ecosistema marino.

Lo dimostra il progetto Source to Sea che parte proprio da una considerazione: la frammentazione della governance rappresenta uno fra i maggiori ostacoli per la risoluzione delle sfide legate al mare, dal cambiamento climatico all’inquinamento sino alla perdita di biodiversità. L’approccio Source to Sea infatti riunisce i settori e le parti interessate per sviluppare un’azione condivisa e collaborativa, arrivando al successo.

Plastica e oceani, così la luce del sole la rende… “invisibile”
Ustica e il turismo sostenibile: le immersioni e la pesca subacquea
Un’isola galleggiante alle Maldive contro l’innalzamento dei mari

Source to Sea: il debutto in Vietnam
Source to Sea è nato con il progetto pilota realizzato nel bacino del fiume Vu Gia-Thu Bon e Hoi An in Vietnam

Il debutto sul bacino del fiume Vu Gia-Thu Bon e Hoi An

Come accaduto nel progetto pilota realizzato nel bacino del fiume Vu Gia-Thu Bon e Hoi An. In queste zone del Vietnam centrale è stato infatti attivato un nuovo protocollo per prevenire l’inquinamento da plastica. Il bacino del fiume Vu Gia-Thu Bon copre un’area pari a 10.350 km quadrati e ospita la città di Hoi An, patrimonio mondiale dell’UNESCO. In questa zona l’inquinamento causato dalla plastica è entrato in primo piano nell’agenda politica con diversi progetti che hanno applicato il metodo Source to Sea.

Il segreto? Studiare le relazioni e le interdipendenze fra gli attori interessati, apportando in modo collettivo i cambiamenti necessari per gestire i rifiuti e le acque reflue, ma anche il ciclo di vita di tutti i prodotti in plastica. Un’azione collaborativa, se stimolata, può essere infatti la chiave di volta per risolvere il problema dell’inquinamento.

La Grande Barriera Corallina soffre. Il problema? Gli esseri umani…
Per cambiare l’ecosistema marino basta una goccia di petrolio
Blue Bond, gli strumenti finanziari che tutelano le acque del globo

Source to sea: microplastica che inquina gli oceani
Microplastica che inquina gli oceani (Foto: iStock Photos)

La crucialità dei ruoli specifici nella catena di valore dei rifiuti

In Vietnam le parti interessate, dalle autorità governative locali a quelle del settore privato, sono state riunite per determinare i ruoli specifici nella catena di valore dei rifiuti di plastica. Chiarire le responsabilità individuali e i legami ha permesso infatti di identificare una serie di azioni comunitarie, infrastrutturali e normative utili per contribuire alla prevenzione dell’inquinamento.

La sfida per proteggere il mare e gli Oceani è complessa e ancora aperta, ma oggi abbiamo a disposizione dei sistemi e dei metodi che potrebbero risultare utili. Source to Sea rappresenta oggi un’ottima soluzione per stimolare il coordinamento fra i vari attori, da monte a valle, e costruire un approccio strutturato per affrontare questo dilemma.

L’obiettivo è prima di tutto quello di stimolare una comprensione condivisa e una visione comune per realizzare un piano d’azione. I progetti pilota sino ad oggi hanno permesso di testare l’efficacia di questa teoria e l’importanza di una pianificazione strategica nella lotta all’inquinamento in mare.

Un sistema per salvare il mare: come “predire” l’inquinamento
Dal mare al museo digitale: Archeoplastica sta salvando il pianeta
Pensare all’acqua è pensare al futuro: da custodire e gestire meglio

Source to sea: Pescatore sub si immerge in mare
Pescatore sub si immerge in mare (Foto: iStock Photos)

La sfida per una pesca subacquea sostenibile e responsabile

In questo quadro si inseriscono i pescatori subacquei, impegnati nel preservare l’ecosistema marino insieme a tutti gli altri attori coinvolti. Le immersioni infatti rappresentano un elemento potenzialmente pericoloso per i fondali marini se non si seguono alcune precauzioni. Essere sostenibili, da questo punto di vista, è un imperativo fondamentale e da rispettare, tenendo conto di alcune buone norme.

Comportamenti che non riguardano solamente l’uso della plastica, ma anche un approccio più intelligente e controllato alla pesca sub. Pensiamo, ad esempio, a quando una pinneggiata sul fondo realizzata male potrebbe causare danni incalcolabili. Lo spostamento d’acqua vicino al fondale infatti può sollevare sedimenti, danneggiando piccole tane, corali o molluschi. Che dire invece del semplice gesto di attaccarsi a una parete o urtare una roccia, che potrebbero rovinare un equilibrio delicatissimo.

La prevenzione parte già dalla barca con la consapevolezza che ci si trova comunque in mare. Sì a borracce e no a bicchieri di plastica. Massima attenzione anche per gli oggetti lasciati sulla barca e che potrebbero volare in acqua durante gli spostamenti. Nelle immersioni invece gli esperti consigliano di mantenere un trim orizzontale.

Questa posizione del subacqueo infatti gli consente di spostarsi e di mantenere le pinne al tempo stesso sempre lontane dal fondale, evitando di colpire o danneggiare organismi.

Un’altra abilità utilissima da acquisire è la pinneggiata all’indietro, perfetta nelle immersioni in cui è necessario allontanarsi dalle pareti di roccia per evitare di toccarle direttamente. La precauzione più grande, come sempre, resta quella di immergersi con la consapevolezza di ciò che si sta facendo e con la volontà di rispettare appieno l’ecosistema marino.

Il mondo subacqueo? Può essere inclusivo: le immersioni in braille
Acque ancora a rischio: nel Mediterraneo anche un’alga invasiva
Candela C8: arriva l’aliscafo a motore elettrico “super green”

L'illustrazione del progetto "Source to Sea" in una conference call del SIWI

Source to Sea: plastica che inquina il mare
Plastica che inquina il mare (Foto: iStock Photos)