Mare e digitalizzazione: il progetto Connectivity FieldLab NorthSea

Migliorare la connettività in acqua grazie alle nuove tecnologie: gli studi, le strutture e le soluzioni in campo del Rijkswaterstaat in Olanda

Mare: le prime tecnologie del progetto "Connectivity FieldLab NorthSea"
Le prime tecnologie del progetto “Connectivity FieldLab NorthSea” sono state testate tramite l’uso di una boa che viene rilasciata all’inizio vicno alle rive del Mare del Nord e in seguito più al largo
(Foto: Rijkswaterstaat)

Mare e digitalizzazione viaggiano di pari passo grazie al Connectivity FieldLab NorthSea. Un progetto che punta a esplorare le opportunità della comunicazione digitale nelle acque del globo e testare le innovazioni.

“La digitalizzazione della società, delle imprese e del governo sta avanzando molto velocemente, ma in mare è in ritardo”, ha spiegato Fred Hage, che ha guidato il progetto voluto dal Rijkswaterstaat, l’agenzia del Ministero olandese per le Infrastrutture e la gestione delle risorse idriche.

L’obiettivo? Digitalizzare e far comunicare fra di loro ampi spazi del Mare del Nord allo scopo di fluidificare tutte le attività che sono presenti, dalla pesca al turismo naturale.

Oggi più che mai le nuove tecnologie possono rivelarsi utili per proteggere il mare, ma anche per favorire una gestione migliore ed efficiente di questo spazio. Vantaggi e innovazioni che coinvolgono fortemente anche chi pratica pesca sub con la possibilità di contare su sistemi connessi e potenziati, per rendere più smart e coinvolgente l’esperienza subacquea e per migliorare la sicurezza.

Sulla terraferma, ormai da tempo, tutti abbiamo imparato a sfruttare le potenzialità delle tecnologie di telecomunicazione 4G e 5G, che sono divenute rapidamente parte integrante della nostra quotidianità. In mare però la questione è molto diversa e sono necessari studi specifici per capire come agire al meglio.

Pensiamo, ad esempio, alle strutture necessarie per il funzionamento del 5G che sono difficili da realizzare in mare aperto e richiedono, dunque, nuove soluzioni. “Dobbiamo utilizzare lo spazio in mare nel modo più efficiente possibile”, ha commentato Fred Hage. “Una buona comunicazione è quindi indispensabile”.

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Mare: la crescita nella creazione di valore nell'area del Mare del Nord da oggi al 2035 e al 2050
La crescita nella creazione di valore nell’area del Mare del Nord da oggi al 2035 e al 2050

In mezzo alle acque dall’analogico al digitale

Per comprendere quale sia la situazione basti pensare che oggi la comunicazione in mare avviene tramite tecnologia analogica. Una tecnica che, come sottolinea Hage “non è sufficiente nemmeno per gestire gli SMS”.

Dunque è chiaro quanto il sistema non sia più adeguato per supportare le numerose attività che si svolgono in mare dalla pesca subacquea all’allevamento sino all’uso delle turbine eoliche. Negli anni, non a caso, è cresciuta la necessità di creare un sistema intelligente e maggiormente avanzato che consenta di connettersi davvero al web in modo efficace.

Una comunicazione digitale ad alta prestazione infatti non è solo possibile, ma potrebbe rivelarsi l’arma vincente per proteggere i fondali.

“Un sistema di comunicazione con sensori, ad esempio, potrebbe aiutare a monitorare la qualità dell’acqua in tempo reale”, hanno aggiunto i ricercatori che sono ancora a caccia della soluzione migliore per comunicare in mare.

Attualmente nel Mare del Nord sono già state testate diverse tecnologie allo scopo di comprendere quale sia la più adatta. “Stiamo esaminando nuove tecnologie, ma anche quelle esistenti. Questo perché molte delle tecnologie esistenti funzionano bene a terra, ma non sono mai state testate in mare”.

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Mare: il poster di presentazione del progetto "Connectivity FieldLab NorthSea" del del Rijkswaterstaat in Olanda
Il poster di presentazione del progetto “Connectivity FieldLab NorthSea” del del Rijkswaterstaat in Olanda

Le tecnologie testate nel Mare del Nord

Il lavoro degli studiosi dunque continua alla ricerca della soluzione migliore per aumentare la connettività e la comunicazione nei mari. Le prime tecnologie sono state testate tramite l’uso di una boa. “Stiamo posizionando tutti i tipi di sensori su una boa per testare nella pratica diverse tecnologie di comunicazione”-

“Nello specifico, ciò riguarda l’LTE-M e la gamma di frequenza di 450 MHz”, ha svelato Hagge.

“Quello che abbiamo costruito negli ultimi anni è una meravigliosa opportunità di sviluppare ulteriormente un Mare del Nord digitale. È un modo rapido e mirato di innovare per favorire lo sviluppo della società e dell’economia marina nel migliore dei modi”.

La boa verrà posizionata prima vicino alla riva per poi essere spostata al largo. In questo modo si potranno testare le performance delle tecnologie sulle lunghe distanze.

Fra le tipologie di comunicazioni al vaglio ci sono quelle tramite i satelliti LEO. Non solo: gli esperti stanno testando la possibilità di ottenere una copertura di un’area di 12 miglia sfruttando la frequenza più bassa del 5G e del futuro 6G.

“Il business case per i fornitori è, ovviamente, principalmente incentrato sulla terraferma, ma stiamo studiando la possibilità di estenderlo al mare”, hanno commentato.

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Il video di presentazione "Smart use of the Northsea" del Rijkswaterstaat in Olanda

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Mare: il mare del Nord
Il mare del Nord (Foto: iStock Photos)