Latte plant-based: una vera alternativa alle proteine animali?

Protidi dalle piante: le bevande di origine vegetale sono fra i prodotti più consumati, ma sono davvero paragonabili a ciò che ci danno le mucche?

Latte: sostituti vegetali sotto esame in Svizzera
Le bevande a base vegetale sono realizzate con varie materie prime, tra cui semi, noci e cereali (Foto: Gabriela Brändle/Agroscope)

Le bevande vegetali a base di soia, cereali, noci e semi sono sempre più diffuse e apprezzate dai consumatori europei. La scelta di sostituire il latte con proteine alternative dalle piante coinvolge un pubblico molto più vasto di quello vegetariano e vegano, e spesso nasce dalla volontà di ridurre il proprio impatto ambientale.

Non si tratta soltanto di salute, quindi, ma anche di ridurre le emissioni consumando meno carne e latticini, la cui produzione è responsabile da sola di circa il 14,5 per cento delle emissioni globali di gas serra derivanti da attività umane, stando ai dati della FAO.

Ma il latte vegetale è un’alternativa al latte di mucca anche da un punto di vista nutrizionale? Per rispondere a questa domanda, i ricercatori di Agroscope hanno indagato a fondo le proprietà nutrizionali di decine di prodotti plant-based e le hanno messe a confronto con quella del latte di mucca.

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Proteine alternative dalle piante: il latte vegetale
Il mercato europeo dei sostituti del latte valeva, nel 2021, l’equivalente di 2,2 miliardi di dollari (Foto: Envato)

Sostituti vegetali del latte, un mercato in espansione

Mentre il mondo sembra concentrato sul futuro della carne sintetica, i sostituti vegetali del latte stanno silenziosamente conquistando un ruolo di primo piano nel mercato dei prodotti plant-based.

Il mercato europeo dei prodotti caesari frutto delle piante, secondo gli ultimi dati raccolti da Statista, vale circa 700 milioni di euro in più rispetto a quello dei sostituti della carne: nel 2021 ha raggiunto l’equivalente di 2,2 miliardi di dollari, con Germania e Spagna che guidano la classifica dei Paesi più attivi in termini di fatturato, e sembra destinato a crescere.

Circa il 23 per cento degli italiani consuma regolarmente sostituti del latte”, si legge nel report di Statista. A differenza di tedeschi, svedesi e britannici, gli italiani preferiscono il latte di soia e il latte di mandorla, mentre nel resto d’Europa il sostituto plant-based più scelto è il latte d’avena.

I motivi dietro questo successo sono diversi, e coinvolgono un pubblico molto più vasto di quell’1-3 per cento della popolazione europea che segue una dieta vegana.

Una delle ragioni per sostituire il latte è certamente l’intolleranza al lattosio, molto diffusa: come sottolinea Statista, in Svezia e in Finlandia il 15 per cento dei consumatori segue una dieta priva di lattosio, e costituisce un ottimo target per il mercato dei sostituti plant-based del latte.

Poi ci sono i consumatori allarmati per le prospettive del cambiamento climatico, che sempre più numerosi decidono di diminuire il proprio consumo di carne e latticini per contribuire all’abbattimento delle emissioni globali.

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I sostituti vegetali del latte da un punto di vista nutrizionale
Lo sfruttamento animale per la produzione di prodotti caesari e carne ha un notevole impatto in termini di emissioni (Foto: Envato)

Proteine alternative da piante: il caso del latte nello studio Agroscope

La produzione di alimenti di origine animale è un processo ad alta intensità, che impiega una notevole quantità di risorse e provoca, stando ai dati della FAO, qualcosa come 7,1 Gigatonnellate di CO2 ogni anno.

Un’alimentazione prevalentemente a base vegetale può dare un contributo sostanziale alla tutela della salute umana e dell’ambiente”, confermano i ricercatori svizzeri di Agroscope. Questo però non significa che le proteine alternative estratte dalle piante siano reali sostituti dei prodotti animali anche da un punto di vista nutrizionale.

Prende avvio da questa riflessione lo studio del centro di competenza della Confederazione Elvetica per la ricerca nel settore agroalimentare e ambientale, che si concentra in particolare sui sostituti vegetale del latte.

In Svizzera, infatti, “la produzione di latte è uno dei settori agricoli più importanti e il consumo di latte e latticini è sempre stato molto elevato”.

I ricercatori dell’Ente svizzero hanno così studiato approfonditamente il profilo nutrizionale di 27 bevande vegetali a base di soia, cereali, semi e noci (escludendo tutti i prodotti a composizione mista) e lo hanno confrontato con due campioni di latte vaccino intero UHT (con contenuto di grassi del 3,5 per cento).

Gli studiosi di Agroscope hanno analizzato 7 bevande a base di soia, 5 a base di riso, 4 prodotti con avena, 3 diversi tipi di latte di cocco, due bevande a base di anacardi, un sostituto del latte a base di canapa e uno prodotto con il farro.

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Latte vegetale di avena
Il latte di avena è largamente in più utilizzato dei Paesi del Nord Europa e in Svizzera (Foto: Envato)

Che cosa contiene il latte plant-based? I risultati della ricerca

Lo studio dei macronutrienti dà un esito forse prevedibile: le bevande vegetali forniscono meno energia del latte, e contengono una quantità inferiore di nutrienti (con rare, ma presenti, eccezioni). D’altro canto, i prodotti sostitutivi del latte sono spesso arricchiti con vitamine e minerali, appunto per essere proposte come reali alternative al consumo di latte.

Lo studio di Agroscope prende quindi in considerazione anche i micronutrienti come le vitamine idrosolubili (C, biotina, niacina, acido pantotenico, B1, B2, B6, B12 e acido folico), le vitamine liposolubili (A, D2, E, K1 e K2) e i minerali (P, Na, Mn, Mg, K, Fe, Cu, Ca e Zn) presenti nelle bevande plant-based.

Dei 27 campioni analizzati, 12 avevano almeno un ingrediente aggiunto allo scopo di arricchire il prodotto di vitamine o calcio: il calcio, in particolare, si trova in forma di (tri)fosfato di calcio (individuato in 7 campioni) o di alghe rosse contenenti calcio (la Lithothamnium calareum, aggiunta a 5 bevande).

Il contenuto di sostanza secca è risultato variabile tra 2,5 e 13,4 grammi per 100 grammi di prodotto: il latte di riso ha il residuo secco più alto, i prodotti a base di mandorle hanno il più basso. In ogni caso, il contenuto medio di sostanza secca per tutte le categorie di prodotto è inferiore a quello del latte (12,2 grammi/100 grammi).

Quanto agli altri additivi, Agroscope sottolinea che quasi tutti i campioni analizzati contenevano sale, e nel 50 per cento di essi sono stati individuati stabilizzanti, emulsionanti e addensanti.

Le bevande a base di riso e avena sono risultate arricchite con olio di girasole, mentre 10 campioni su 27 mostrano la presenza di zucchero e dolcificanti.

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Sostituti vegetali del latte: cosa contengono?
Il latte di soia è l’unico, tra i sostituti vegetali analizzati da Agroscope, ad avere un contenuto proteico simile a quello del latte di mucca (Foto: Envato)

I sostituti del latte vaccino: sono una reale alternativa?

Per quanto riguarda il contenuto di minerali e oligoelementi tra le singole bevande vegetali sono emerse notevoli differenze. Le bevande a base di riso, avena, farro e cocco erano generalmente povere di minerali, ad eccezione di sodio e cloruro, che erano quasi agli stessi livelli del latte (grazie all’aggiunta di sale da cucina).

Al contrario, le bevande a base di soia, mandorle e anacardi sono risultate essere buone fonti di alcuni minerali e oligoelementi. In particolare, le bevande a base di soia, le più consumate in Svizzera, si sono rivelate fonti costantemente ricche della maggior parte dei minerali e degli oligoelementi presenti nel latte.

In generale, lo studio di Agroscope dimostra che la composizione nutrizionale delle bevande vegetali non può essere considerata equivalente a quella del latte: lo spettro dei nutrienti differisce notevolmente, e soltanto le bevande di soia hanno un contenuto proteico paragonabile a quello del latte di mucca.

Sul fronte dell’apporto energetico, soltanto le bevande a base di riso sono pari (in alcuni casi superiori) al latte, ma i prodotti a base di mandorle, cocco e canapa apportano a malapena la metà dell’energia rispetto al latte.

Se vogliono essere usati come veri sostituti del latte per combattere denutrizione e malnutrizione, concludono i ricercatori elvetici, “sono essenziali misure aggiuntive come l’integrazione con micronutrienti per bilanciare le differenze nutrizionali”.

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Latte: esistono decine di prodotti plant-based che intendono essere un'alternativa
Esistono decine di prodotti plant-based che intendono essere un'alternativa al consumo di latte vaccino: l'analisi nutrizionale di Agroscope (Foto: Envato)