Stefano Epifani: “Anche alle future generazioni il diritto di innovare"

Per il Presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale c'è un marcatore "etico" per i vari tipi di innovazione, tutti abilitati dalla tecnologia

Stefano Epifani: Stefano Epifani è Presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale e docente di tale materia presso l’Università degli Studi di Pavia
Stefano Epifani è Presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale e docente di tale materia presso l’Università degli Studi di Pavia

Stefano Epifani è Presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale, la prima istituzione di ricerca di questo genere in Italia ad essersi occupata del rapporto tra sostenibilità e digitalizzazione.
Ha insegnato per quindici anni Internet Studies alla Sapienza, principale ateneo di Roma, ed è ora docente di Sostenibilità Digitale all’università degli Studi di Pavia.
È advisor per le Nazioni Unite sugli impatti della digital transformation nella gestione dei processi di sviluppo urbano sostenibile.
Altresì è autore di numerose pubblicazioni sui temi della sostenibilità digitale, della digital transformation, dell’e-business, del knowledge management, i più importanti dei quali sono meritevoli di menzione: “Manuale di comunicazione politica on-line” (Istituto di Studi Politici San Pio V, 2011); “Decidere l’Innovazione” (Sperling & Kupfer, 2006); “Learning Community: modelli collaborativi di gestione della conoscenza” (Franco Angeli, 2004); “Business Community: gestire il capitale intellettuale nell’economia della conoscenza” (Franco Angeli, 2003); “Internet per chi scrive” (Gruppo Editoriale Jackson, 1996).
La scoperta è il motore principale di chi persegue modi nuovi di approcciarsi al mondo, un vero e proprio motore dell’innovazione.
Stefano Epifani è pertanto la persona giusta per continuare la nostra serie di interviste a menti curiose, che mettono il loro estro a favore delle nuove scoperte, sia che ne siano i principali artefici, sia che le rendano possibili, creando il terreno fertile.
Con lui abbiamo intrattenuto una lunga chiacchierata (a tratti vivace) sull’innovazione, su come la si rende concretamente possibile e, soprattutto, sulle varie interpretazioni che la nostra attuale società le dà.
Temi affrontati anche dal suo ultimo libro, “Sostenibilità Digitale: perché la sostenibilità non può fare a meno della trasformazione digitale”, per il quale è stato creato un sito Internet ad hoc.

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Stefano Epifani: il comitato organizzatore dell’evento “Stati Generali della Sostenibilità Digitale”, organizzato a Bologna (Italia) il 25 e 26 novembre 2022
Il comitato organizzatore dell’evento “Stati Generali della Sostenibilità Digitale”, organizzato a Bologna (Italia) il 25 e 26 novembre 2022

La parola d’ordine oggi è spesso “innovazione”, ma essa è una finestra spalancata su scenari possibili e infiniti ambiti. Dunque, che cos’è che fa prosperare e progredire l’innovazione?
“Esistono diversi tipi d’innovazione, innanzitutto: di prodotto, di processo, di mercato e così via. Tutti i tipi d’innovazione vengono accomunati dal principio che è la tecnologia ad abilitarli, quindi a renderle possibili. A farla prosperare, invece, sono un insieme di fattori che vanno dall’orientamento al miglioramento. A questo proposito bisogna chiedersi che cosa intendiamo per miglioramento. Se è vero che l’innovazione rappresenta un cambiamento che si stabilizza, ma che di fatto tende al positivo, che cosa è che lo rende tale? Dal mio punto di vista, la caratteristica imprescindibile è la sostenibilità. Per sostenibile però non intendo il concetto largamente diffuso ora, che inserisce questa parola soltanto nel contesto ambientale. Sostenibilità significa ‘la possibilità di soddisfare i propri bisogni generazionali senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri. E, quindi, che le generazioni future possano fare altrettanto’, per usare la definizione data dalla Commissione Mondiale per l’Energia e l’Ambiente delle Nazioni Unite nel 1987”.

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Stefano Epifani: il key visual dell’evento “Digital Sustainability Day”, promosso da Stefano Epifani
Il key visual dell’evento “Digital Sustainability Day”, promosso da Stefano Epifani

In che misura condivide l’approccio e il punto di vista del Palazzo di Vetro?
“Ho fatto mia questa definizione perché guarda ad una dimensione di sistema. Non è una definizione ‘buonista’. Oggi va di moda dire, rispetto a questi temi, che dobbiamo ‘pensare positivo’. Qui non si tratta di pensare positivo o di essere ottimisti sul futuro. Si tratta di pensare all’avvenire tout court, e per farlo dobbiamo capire che la visione per la quale il futuro deve essere sostenibile è l’unica visione possibile, in quanto è l’unica che proietta i problemi che dobbiamo affrontare in una dimensione sistemica. ‘Non lasciare nessuno indietro’, il payoff della Agenda 2030 dell’ONU, ha senz’altro una valenza sociale, ma è prima di tutto una considerazione sistemica. Se nel nostro percorso di crescita lasciamo qualcuno indietro, sbilanciamo il sistema, e cadremo di nuovo indietro anche noi. Sostenibilità non vuol dire consumare meno, ma consumare meglio; non vuol dire ridurre, vuol dire ottimizzare; non vuol dire sprecare, vuol dire costruire dei modelli circolari. Oggi sappiamo che le risorse naturali sono limitate. Quando guardiamo alle disponibilità, lo dobbiamo fare pensando al fatto che debbano essere disponibili, non soltanto per noi, ma anche per le generazioni successive. In questo modo la sostenibilità diventa una questione tecnica, che si occupa di tenere in equilibrio pezzi di mondo a diversi stadi di sviluppo. L’innovazione è il bisogno di costruire sistemi di supporto a quei sistemi dinamici. Quando parliamo di sostenibilità digitale parliamo di una cosa molto precisa: utilizziamo le tecnologie per supportare i criteri di sostenibilità, e dobbiamo guardare alla sostenibilità come criterio di utilizzo per lo sviluppo tecnologico”.

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Stefano Epifani: il key visual del premio “Digital Sustainability Award” riservato alle tesi di laurea in materia di sostenibilità e digitalizzazione, lanciato da Stefano Epifani
Il key visual del premio “Digital Sustainability Award” riservato alle tesi di laurea in materia di sostenibilità e digitalizzazione, lanciato da Stefano Epifani

Parliamo di creatività, il principio alla base dell’innovazione. Per essere funzionale la creatività va istruita e indirizzata. Se una persona vuole diventare specialista nel proprio ambito, è meglio verticalizzare, quindi documentarsi sempre di più sulla materia, oppure essere più orizzontali, esplorando ambiti vicini e materie che lo compongono?
“Sono vere entrambe le risposte. Dipende se si vuole diventare il chirurgo più bravo del mondo a curare l’unghia del dito mignolo della mano sinistra, oppure se si vuole diventare il medico internista in grado di fare un’analisi complessiva delle condizioni del paziente, per rendersi conto che il problema all’unghia non dipende da un problema locale, ma da un problema sistemico. Entrambi devono, però, capire come cambierà il proprio lavoro in funzione dello sviluppo della tecnologia. Prendiamo ad esempio il fenomeno del momento, ChatGPT. Questo strumento cambierà radicalmente il nostro mondo e il nostro lavoro: non facendolo scomparire, ma mutandolo. Lo stesso è accaduto nel 1865 con il ‘Red Flag Act’, quando il Governo britannico cercò di limitare l’auto per favorire i precedenti metodi di spostamento. Dobbiamo scegliere se vogliamo essere cocchieri, avvisanti o autisti. Se comprendiamo come il nostro modo di lavorare può migliorare in base alle nuove tecnologie, allora il nostro ruolo acquisterà sempre più valore. Ad esempio, l’Università di Harvard sta eliminando i corsi di diagnostica per immagini, perché in questa attività l’intelligenza artificiale è già oggi più performante di un essere umano. Lì sta però sostituendo con i corsi di Data Science, così da consentire ai medici di domani di interfacciarsi al meglio con i nuovi strumenti. La vera domanda resta: quanto tutto questo è sostenibile? La tecnologia aumenta sempre i posti di lavoro: il problema è che non necessariamente li porta dove li distrugge…”.

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Stefano Epifani: il key visual dell’Osservatorio della Fondazione per la Sostenibilità Digitale, presieduta da Stefano Epifani
Il key visual dell’Osservatorio della Fondazione per la Sostenibilità Digitale, presieduta da Stefano Epifani

E se provassimo a interrogare ChatGPT su un tema che ci sta particolarmente a cuore? Che risultati avremmo se lei la interrogasse per noi sulla differenza fra intelligenza artificiale e copywriter umani?
“Lo faccio volentieri, e vi riporto la differenza in sequenza. Conoscenza del pubblico target: umano sì, AI no; storytelling: umano sì, AI no; marketing: umano sì, AI no; creatività: umano e AI, entrambe sì; scrittura persuasiva: entrambi sì; autonomia: entrambi sì; apprendimento: entrambi sì; costi: alti e variabili a seconda dell’utilizzo. Il risultato dell’esperimento è che ChatGPT ha due limiti: non crea cose nuove e si nutre di fonti esistenti, introiettandone le carenze senza possibilità di ragionamento. Per questo motivo, se gli chiederete ricchezza, vi mostrerà un uomo bianco, e se gli chiederete povertà vi mostrerà una donna di colore. Questo significa che produrrà contenuti su quei bias, continuando ad alimentare una limitata percezione della realtà”.

E, quindi, come risolviamo il problema della perdita dei posti di lavoro?
“Semplice: dove si può, con il reskilling; dove non possiamo, interverremo anche, in casi estremi, con forme di sussidio a coloro i quali vengono ‘danneggiati’ dal cambiamento”.

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Giovani e nuove tecnologia: la tendenza è quella di dire che ragazzi e ragazze sono isolati, distanti dal mondo e senza contatti con la realtà perché si rinchiudono in un universo di fantasia di like e social, in cui la visione di ciò che li circonda è sfalsata. La risposta tipica di questo fenomeno è dire: “vietiamoli”. Cioè viene percepita solo la dimensione ludica del fenomeno e non una realtà che apre a tantissimi scenari…
“La risposta di getto è ‘Okay, Boomer’. La risposta estesa è che questa è la visione di chi si trova in un mondo che non comprende. Siamo soliti essere male indirizzati verso i problemi. In realtà, se vado su Instagram è pieno di persone adulte, che vivono di like, confondendo popolarità e rilevanza. Persone disposte a pagare cifre folli per fare una foto su uno yacht, in modo da mostrarsi con uno stile di vita agiato che realmente poi non hanno. Questo perché raccontare un’esperienza è più importante che viverla. Gli adulti sono convinti che i giovani, essendo nativi digitali, siano capaci di sfruttare i contesti mediali in cui si muovono. Ma in realtà questi ambiti digitali sono stati costruiti da adulti, perché vengano utilizzati in modo funzionale al modello di business di chi li ha generati. Per fare la differenza, dobbiamo smettere di essere semplici utenti e comprendere le logiche dietro le piattaforme, sfruttandole al meglio. Questo fa la differenza tra una società passiva e una società attiva nel cambiamento. In questo momento storico ci troviamo di fatto davanti a tre categorie di persone: chi cerca di capire la tecnologia e comprende di non averne gli strumenti; chi li utilizza come un ‘giovane vecchio’, alla ricerca del like; chi li vuole vietare. La tecnologia non può e non deve essere fermata, però: deve essere, nei limiti del possibile, orientata. Avere una giusta strategia ci permetterebbe di non far soccombere fette di popolazione e di andare molto più veloci nel processo tecnologico. Questo significa rendere l’innovazione sostenibile, perché la sostenibilità diventa un orizzonte culturale che guida i passi avanti del progresso, dandogli i giusti criteri”.

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Stefano Epifani: il libro "Sostenibilità Digitale: perché la sostenibilità non può fare a meno della trasformazione digitale" di Stefano Epifani
Il libro “Sostenibilità Digitale: perché la sostenibilità non può fare a meno della trasformazione digitale” di Stefano Epifani

Parliamo di sicurezza dei dati. Le persone non si rendono veramente conto di che cosa voglia dire sicurezza dei dati e dei rischi che può comportare il loro utilizzo da parte delle piattaforme.
“Questo avviene perché manca una coscienza tecnologica, non soltanto da parte degli utenti, ma anche di chi dovrebbe gestire l’avanzata della tecnologia stessa. Questo perché non ci rendiamo conto di quanto tutto ciò permei la nostra vita. Se prima il concetto riguardava soltanto le persone che avevano un computer, oggi, essendo la digitalizzazione così pervasiva, riguarda tutti. Noi siamo abituati a usare i nostri dispositivi informatici come se, per stare al sicuro, bastasse spegnerli. Un po’ come chiudere la porta prima di uscire di casa. Non abbiamo una cultura della sicurezza né come individui, né come aziende, né come istituzioni”.

Qual è il primo gradino da salire per risolvere la situazione?
“Il nostro non è soltanto un problema di competenze, ma di consapevolezza, perché se io non ho contezza di ciò che mi serve, non mi occuperò nemmeno di avere le competenze per inseguirlo. Quindi dobbiamo sviluppare una cultura della sicurezza, che genera consapevolezza, la quale diventa così il motore per acquisire le competenze”.

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Lei è un docente all’Università degli Studi di Pavia. Che cosa si augura per i suoi studenti?
“La capacità di capire che non esistono risposte semplici per problemi complessi. Spesso la nostra società ci porta a confondere la complessità con la complicazione e di conseguenza a ridurre la semplicità in semplicismo. Quindi, quello che vorrei trasferire loro, non è tanto la capacità di trovare le risposte, ma di fare le domande corrette. Ha poco senso insegnare ai ragazzi questioni tecniche, perché cambiano più velocemente del tempo che serve loro per laurearsi. Ha poco senso dare risposte strutturate perché il mondo è complesso, e quindi le risposte cambiano con l’evolversi degli eventi. Perciò l’unica cosa che possiamo fare è costruire un sistema in cui le persone restano curiose e impostano le domande in modo sistemico. Se renderemo i giovani in grado di farlo, forse, avremo dato un piccolo contributo alla creazione di persone in grado di sopravvivere a ciò che ci aspetta…”.

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Stefano Epifani: il pubblico dei partecipanti dell’evento “Stati Generali della Sostenibilità Digitale”, organizzato a Bologna (Italia) il 25 e 26 novembre 2022
Il pubblico dei partecipanti dell’evento “Stati Generali della Sostenibilità Digitale”, organizzato a Bologna (Italia) il 25 e 26 novembre 2022