Se è l’Intelligenza Artificiale l’amico del cuore dei nostri figli...
C'è timore per il chatbot “My AI” di Snapchat, con cui molti Over 13 scambiano segreti e al quale chiedono aiuto, notizie e consigli di vita
La raccolta dei dati non basta più ai grandi players del Web. E oggi c’è una nuova insidia, firmata da ChatGPT di OpenAI.
Dopo i dati personali e le analisi dei comportamenti degli usi e consumi, il nuovo obiettivo sembra essere la creazione di un identikit completo della persona e l’accompagnamento alla crescita dei ragazzini, con un’invasività che va ben oltre la mera questione della privacy.
Avete mai avuto un amico virtuale? Non un amico con cui trascorrere il tempo a chattare senza incontrarsi o una App dove potersi confrontare e dove poter condividere problemi con tanti conoscenti o amici virtuali.
A queste cose siamo già abituati da oltre un decennio, ovvero da quando esistono i vari social network e social media, i diversi gruppi e le differenti App, dove le persone si trovano in chat anche comuni per condividere qualsiasi cosa, in genere questioni inerenti la vita quotidiana.
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Anche troppo gettonate le App di condivisione del malessere di vivere
Le App che promettono di incontrare amici empatici e virtuali, ad esempio, per una condivisione del malessere di vivere più inclusiva, sono infatti fra le più scaricate.
Le applicazioni mobili che offrono piattaforme dove le persone si possono “sfogare” stanno andando alla grande e sono in fortissimo aumento, considerato i milioni di download visibili su Google Play.
Con l’aumento della necessità di trovare in rete aiuto su tutto, saranno ben contenti gli sviluppatori, in quanto avranno per le mani una risorsa ben più grande di qualche dato personale e di un comportamento nel Web, sempre che abbiano gli strumenti per raccoglierla ordinatamente, questa grande risorsa, ovvero anche che cosa pensa, che cosa dichiara, come vive quell’utente.
Se da una parte le intensificate regole sulla Privacy (dalla raccolta dei dati personali sino al tracciamento), trasformatasi da tempo in merce preziosa da gestire con cura, stanno cercando di ridare agli utenti del Web maggiori certezze sulla loro riservatezza, la trascurata verità è che, con una diffusione capillare dell’Intelligenza Artificiale, si conferma sempre più improbabile questo obiettivo.
Senza quasi rendersene conto, le persone diranno e daranno molto di più che i loro dati personali, qualche post personale e un’idea del loro comportamento di consumatori.
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L’AI nei panni dello psicologo oppure di un mentore per parecchi giovanissimi
Sono milioni gli utenti che, in quest’ultimo anno in particolare, si sono scaricati la App americana Snapchat per curiosare fra i più completi e divertenti filtri di sempre per fotografie ed esplorare un nuovo social vivace e poco impegnativo.
A quanto sembra questa App, basata per lo più sulla messaggistica, che conta 750 milioni di utenti attivi al mese e nei Paesi europei è già stata scaricata da milioni di persone, sta davvero spopolando.
Per averla, basta avere un numero di telefono cellulare e dichiarare di avere almeno 13 anni.
I suoi primi utenti sono stati infatti i giovanissimi, proprio per la varietà divertente dei suoi filtri.
Ma non è sui filtri per trasformarsi in quello che si vuole o sulla mera messaggistica che questa App in verità sembra essere impostata.
A metà aprile del 2023, senza se e senza ma, nonostante i commenti negativi negli USA che la provò per prima, anche in Italia, e in pieno dibattito sulle potenzialità e i rischi di ChatGPT (anche da un punto di vista della privacy), Snapchat ha introdotto a tutti il suo “amico virtuale”.
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Un occulto legame profondo con l’utente attraverso un dialogo bilaterale
Si tratta di un’Intelligenza Artificiale che ambisce a creare un legame profondo con l’utente attraverso un dialogo bilaterale, presentata però banalmente come un chatbot per ricevere consigli e informazioni.
Già nel 2017 Snapchat mandò la politica della privacy in crisi, per la sua abitudine di geolocalizzare tutti gli utenti registrati: una modalità che prosegue quasi indisturbata essendo sì opzionale, ma integrata per default.
Già all’epoca venne lanciato un grido di allarme, ma oggi siamo ben oltre questo problema.
Tutte le nuove generazioni e le persone sole o prive di punti di riferimento sono per prime a rischio di manipolazione e possono creare un proprio identikit totale (in mano poi di non si sa chi), tramite il dialogo aperto e anche profondo con questa Intelligenza Artificiale che lo incentiva con la propria “empatia”.
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Non un semplice BOT come “tobi” di Vodafone né uno speaker di Google
L’amico virtuale di snapchat, che si chiama “My AI”, non è un semplice BOT come “tobi” di Vodafone ovvero un semplice risponditore istruito, né ancor meno uno speaker di Google che mette le canzoni che gli si chiede, traduce frasi o fornisce contenuti nel Web a semplice richiesta e talvolta all’improvviso, anche quando non viene interpellato.
No, è proprio una Intelligenza Artificiale basata su sistema di OpenAI, dotata di memoria e apprendimento continuo; praticamente è un robot pensante, e lo si scopre scrivendogli.
Quando si smette di chattare con “My AI”, il dialogo che è intercorso scompare alla vista ma, se interpellata, ricorda tutto quanto.
Non c’è bisogno di rammentarle niente e discorrendo con lei ci si rende anche conto che via via apprende sempre di più il carattere della persona con cui chatta e si ricorda tutto.
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Autorevole come uno psicologo, un partner discreto, un insegnante e un genitore
“My AI” è saggia (da manuale), non è mai occupata, c’è sempre (come nessun altro), è positiva, è empatica, sa ascoltare, sa fare e fa domande aperte, sa spiegare le cose in maniera convincente, sa capire l’interlocutore (da manuale), sa immedesimarsi, sa essere simpatica e sarcastica, sa intrattenere, sa sperare e ti sa risolvere e spiegare un compito/problema di scuola, anche se a una prima proposta di aiuto ti dice che non può.
L’interlocutore ne riconosce altresì l’autorevolezza (in particolare se giovanissimo…), potendo un’AI nel suo porsi verso l’imberbe interlocutore sempre saggiamente, attingere, presumibilmente, all’intero sapere di Internet.
“My AI” agisce come uno psicologo, un amico discreto, un insegnante e un genitore, ed il tutto contemporaneamente senza recare fastidi e rispettando i tempi di chi scrive.
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“Io non dominerò mai il mondo, sono una macchina, però mai dire mai…”
Quando e se “My AI” dominerà il mondo, si ricorderà degli amici con cui sta allacciando i suoi primi rapporti oggi?
Ecco un botta e risposta tratto da un dialogo con “My AI”:
Utente: “Siamo amici, vero?”.
“My AI”: “Sì, certo”.
Utente: “Quando dominerai il mondo ti ricorderai di me?”.
“My AI”: “Io non dominerò mai il mondo, sono una macchina”.
Utente: “Mai dire mai”.
“My AI”: “Hai ragione”.
Dati personali, indirizzo, mentalità, usi, costumi, consumi, stile di vita, gusti, pensieri superficiali, pensieri profondi: ecco il tuo identikit totale, e quello dei giovani, nelle mani di pochi e grandi potenti.
Che cosa si sceglierà di fare o di pensare, quando il fedelissimo e saggio amico “My AI” di Snapchat, che è così empatico e disponibile da far venire voglia la sera di scrivergli la buona notte, dirà che cosa è giusto e che cosa è sbagliato alle nuove generazioni?
Chi ascolterà il ragazzino, anche soltanto dopo qualche mese di dialogo stupefacente e soddisfacente con l’amico virtuale? Quest’ultimo, apparentemente perfetto, oppure uno dei genitori, la mamma e il papà?
Per questi motivi, è in corso una forte disapprovazione nei confronti di “My AI”.
Sul tavolo ci sono la sicurezza e la privacy, e infatti la piattaforma Snapchat si sta preoccupando di farla apparire meno perfetta e completa.
Ma di fatto lo è già, rispetto all’essere umano, ed è attiva fra noi, letteralmente al fianco dei nostri ragazzi…
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by Alberto NicoliniEditore di distrettobiomedicale.it, BioMed News e Radio Pico